giovedì 6 dicembre 2018

Azioni, maledette azioni parte III (il problema dello stock picking)

Finora abbiamo introdotto le azioni in generale, spiegando cosa é alla base del loro valore (analisi fondamentale) e cosa ne può giustificarne un aumento delle quotazioni ( e di converso un loro calo).
Si tratta essenzialmente di individuare quelle società che avranno una crescita sostenuta, idealmente una startup di belle speranze che diventi un colosso mondiale, nel caso in cui si voglia sperare in ritorni stratosferici. O, detta in altra maniera, di scegliere il cavallo vincente, essere bravi nel cosiddetto stock picking (scegliere le azioni). Me é davvero possibile?

Si, teoricamente é possibile, bisognerebbe studiare attentamente di ogni azienda il mercato in cui operano, i loro bilanci, le loro strategie e prospettive di crescita. Ma al giorno d'oggi trovo tutto ciò é tremendamente complicato.
Paradossalmente per via del fatto che oramai gli attori che operano (banche, investitori, fondi) sono oramai talmente tanti e, come dire, "sgamati" che la nuova next big thing sarà già stata scovata e correttamente prezzata. Paradossalmente é come se quanto professa l'analisi tecnica sia vero e valido.
E anche gli esperti, non vi crediate, sbagliano. Anni e anni di studi che ne hanno analizzato i rendimenti hanno dimostrato che quelli da loro ottenuti sono totalmente casuali e difficilmente battono il mercato ( approfondirò e scriverò di questo nei prossimi post, perché é un punto cruciale).
Per individuare le azioni buone, ci vuole fiuto, e conoscere bene il settore in cui operano, ma molto
bene.  Un esempio di questo é il settore farmaceutico, il mitico biotech, uno di quelli che in genere riescono a garantire ritorni maggiori rispetto ad altri. Sapete quale ne é il segreto e come funziona?
Il tutto in pratica si basa sul fatto che molti ricercatori scoprono e sintetizzano nuove molecole che in teoria potrebbero essere la cura a varie malattie. Molti fondano aziende e raccolgono capitali, come una startup qualsiasi, nella speranza che dalle loro ricerche esca fuori un farmaco che passi i trial clinici e diventi un prodotto di successo. Questo fa si che queste aziende, diventino prede delle grosse multinazionali, in disperata ricerca di best-seller di successo, e disposte ad acquisire a peso d'oro. In pratica, per trovare i cavalli vincenti in questo settore, bisogna essere del campo, se non alla frontiera della ricerca chimica/farmacologica, in maniera di riuscire a capire quali aziende posso farcela per davvero.

Un altro argomento da considerare é anche quello del rischio associato a puntare tutto su una singola azienda. Nell'azionario gli alti e bassi sono più ampi rispetto all'obbligazionario, e puntare tutte le fiche su di un numero porta a volte ad amare sorprese. Per questo tutti gli esperti consigliano di diversificare su differenti titoli, e questo complica ancora la questione (il trovare più titoli complica ancora il già arduo compito dello stock picking).

Esiste una maniera per uscire da questi inconvenienti? Per farla breve, si, ed é investire nei fondi azionari e/o negli indici, ma questo é un argomento da sviscerare in prossimi post.

venerdì 30 novembre 2018

Azioni, maledette azioni - parte II ( analisi fondamentale contro analisi tecnica)

Nel precedente post ho iniziato a parlarvi del mercato azionario ed ho introdotto l'analisi fondamentale. Essa é una della scuole di pensiero fondamentali nella valutazione delle azioni. Ricapitolando, l'analisi fondamentale mette l'attenzione sui fondamentali finanziari di un'azienda: tramite tutto un attento studio dei bilanci e delle strategie, si proverá a capire quali societá potranno avere un potenziale tale da avere una crescita degli utili sostenuta, che a sua volta sosterrá un aumento delle quotazioni.

Esiste peró una scuola diametralmente opposta rispetto a quella dell'analisi fondamentale, quella dell'analisi tecnica. Essa parte dal presupposto che in genere il prezzo di un'azione (ma di un asset finanziario in generale) "sconti" giá tutto, cioé che rifletta le aspettative e le informazioni (anche nascoste) generali sull'andamento di un'azienda. Quindi essenzialmente ci sará sempre qualcuno che riuscirá a capire i dati e l'andamento "fondamentali" di un titolo azionario, e di conseguenza il suo prezzo si muoverá molto prima che si sappia il perché. Da tutta una serie di studi statistici e storici sui prezzi degli asset finanziari e ne hanno trovato dei pattern/degli indicatori che sembrano ripetersi. In conclusione, guardando al grafico di un'azione e a tutta una serie di indicatori tecnico/statistici, si potrá capire quale é l'andamento del prezzo e se/quando acquistare e/o vendere.

Per dare un esempio, si veda il grafico sotto, che rappresenta l'andamento dell'indice azionario S&P 500 dallla seconda metá del 2016 fino ad oggi (novembre 2018). Si puó notare che il prezzo é come se si muovesse tra le due rette parallele da me rozzamente disegnate in rosso, siamo quindi, secondo l'analisi tecnica, in presenza di un trend ascendente o trend bull, e le due rette in questione sono la resistenza (quella di sopra) e il supporto.





Ma come capire quando finirá? Uno degli indicatori utilizzati sono le cosiddette figure di inversione. Una di esse é il cosiddetto doppio massimo, quando un prezzo/indice raggiunge due valori massimi simili e intervallati tra di loro (nella figura ho provato a disegnarlo con due rette parallele viola). Il trend é ancora in corso sarebbe interessante capire se effettivamente questa figura sará il preludio all'inversione del trend.
Ci sono molte altre figure e indicatori (medie mobili, stocastici, candele) sviluppati nell'analisi tecnica, questo esempio era solo una specie di introduzione, nella speranza dii farvi avere un'idea della basi di questa tecnica.

Confesso che a me sinceramente all'inizio l'analisi tecnica ricordava un po' l'astrologia. Per quanto quest'ultima non abbia alcun fondamento scientifico, non possiamo negare che sia peró una disciplina con un insieme di regole e adepti/fan che le praticano e seguono. Parimenti l'analisi tecnica non ha delle vere e proprie basi scientifiche, essa si basa su studi statistici e analisi dei pattern che ha portato alla formulazione di varie tecniche predittive. Che ci crediate o no, molti analisti e investitori ne seguono e regole (in rete potete trovare una marea di corsi su di essa).

Chi ha ragione quindi tra fondamentalisti e chartisti (chi segue l'analisi tecnica)? Un po' tutti e due. Recentemente sto rivalutando l'analisi tecnica, nel senso che, osservando da circa una decina di anni l'andamento dei mercati, noto che esistono dei trend di lungo periodo (sia in alto che in basso) e quindi l'analisi tecnica puó essere un valido supporto per individuarli. Esistono anche momenti di follia o demenza collettiva (si pensi alla bolla delle azinede internet negli anni 2000 o a quella delle criptovalute piú recente), e anche in questi casi gli strumenti offertici dall'analisi tecnica possono essere molto di aiuto. Ma alla lunga tutto si riequilibria, proprio, paradossalmente perché il vero valore di un'azione deve riflettere i fondamentali dell'azienda sottostante, nel bene (nel caso di sottovalutazione) come nel male (nel caso di sopravalutazione), cosí come predica l'analisi fondamentale.


domenica 18 novembre 2018

Azioni, maledette azioni - parte I (introduzione)

É il momento di iniziare a parlare del mercato azionario, lo strumento principe dell'investitore/speculatore moderno. Su di esso molto si é scritto e studiato, in rete e in libreria troverete una sterminata bibliografia al riguardo. In questa serie di articoli introdurrò i concetti principali, ma molto lascerò alla vostra iniziativa e approfondimento personale.
Nel tempo mi sono accorto che nell'immaginario collettivo, quello dell'uomo della strada, é considerato essenzialmente un gioco d'azzardo manipolato, ma é davvero così? E soprattutto, come possono esserci utili ai nostri scopi? In precedenti post vi avevo già accennato che ai nostri fini "previdenziali", investire nell'azionario é vitale. 

Cosa é in realtà un'azione? É un quota della proprietà di una società, una singola azione rappresenta una frazione della proprietà dell'azienda in proporzione al numero totale delle azioni. Il possesso di un'azione da diritto a decidere delle sorti dell'azienda stessa, in proporzione alla percentuale di essa che si detiene (se uno ne possiede il 51%, la controlla, ma ne può servire anche di meno a seconda dei casi), e da diritto a essere agli utili della società in proporzione.
Le azioni vengono inizialmente emesse per raccogliere capitali tramite offerta pubblica iniziale, dopodiché sono liberamente trattate sui mercati azionari (in Italia nella Borsa di Milano,  a New York ci sono il NYSE e il Nasdaq etc. etc.) in cui gli investitori normalmente possono venderle/acquistarle al prezzo che vogliono. E qui casca l'asino, direte voi. Cosa ne determina il prezzo? Perché, per dirla papale papale, mi converrebbe pensare di investirci?

Come vi ho detto prima, un azione da diritto in proporzione a una parte degli utili della società. Vi ho introdotto in alcuni post precedenti alle obbligazioni, e se ricordate bene vi ho parlato del fatto che distribuiscono una cedola in proporzione al capitale investito. Solo che in genere questa cedola é costante, e un'obbligazione ha una durata prefissata.. E se considerassimo l'utile di un'azione come una cedola? Potremmo considerare allora un prezzo equo per un'azione come quello che mi da come rendimento almeno quello di un'obbligazione decennale, anzi un po' di più, considerando che un'azione in genere ha un rischio maggiore. Ma, e qui direi sta tutto il succo della questione, gli utili societari possono variare nel tempo. Casi estremi possono essere in positivo le aziende high-tech americane (le varie Google, Amazon, Microsoft, etc.): appena fondate erano relativamente piccole e non facevano utili. Ma con il passare del tempo hanno creato nuovi mercati e sono state protagoniste di una spettacolare espansione, e gli utili di conseguenza sono esplosi, il prezzo di conseguenza ne ha risentito alla grande (controllare la quotazione decennale di una di questi titoli...).  Questo ragionamento terra terra che vi ho appena fatto é un mio modo di vedere una delle due principali scuole di pensiero degli investitori di borsa, la cosiddetta analisi fondamentale. La domanda che si pone siffatta disciplina, essenzialmente é: esistono aziende che per qualche motivo sono a buon prezzo o che hanno il potenziale di avere una spettacolare crescita? Se si, meglio comprarle, che le loro quotazioni andranno bene prima o poi, e io potrei farci un bel gain. L'analisi fondamentale analizza quindi tutta una serie di indicatori (fatturato, utili, debiti, EBITDA e chi più ne ha più ne metta) per individuare le fiche vincenti nel mercato azionario.

Ho pensato di introdurvi questo ragionamento, per convincervi che il mercato azionario non é tutta una montatura e un gioco di azzardo, ma che in ultima istanza i movimenti dei prezzi possono avere, alla lunga, una loro logica o razionale. Nei prossimi post torneremo a parlarne.

Bibliografia/approfondimenti sulle azioni:

Pagina di wikipedia Italia sulle azioni
Pagine di wikipedia EN sulle azioni
Pagina di Investopedia sull'analisi fondamentale (EN)

mercoledì 7 novembre 2018

Cosa mi hanno insegnato i giocatori di football professionisti

A rich man is nothing but a poor man with money. – W. C. Fields
Fino adesso ho parlato maggiormente di argomenti puramente finanziari. Ho sempre detestato i discorsi motivazionali e non mi prefiggo di far cambiare idea alla gente e fondare una nuova setta. In generale mi sento in difficoltá a dare consigli di vita.
Ma voglio essere chiaro: la via per l'indipendenza finanziaria passa anche attraverso un cambio delle proprie convinzioni e soprattutto delle proprie abitudini, specialmente e soprattutto nel caso in cui partiate da zero. 
Se non avete alcun capitale iniziale, dovete crearvi in un qualche modo un surplus. E per crearvelo, potete procedere in due modi direte, guadagnare di più o risparmiare. Ma anche se opterete per la prima via, la chiave del successo sarà il controllare le proprie spese.

Nel mio piccolo sono un grande fan degli sport americani. Come magari sapete, gli atleti professionisti che hanno militato nei campionati tipo NBA o NFL in carriera hanno guadagnato cifre enormi (si parla, nei casi più estremi di circa un centinaio di milioni di dollari). Secondo però alcuni studi, dopo il ritiro molti finiscono in difficoltà economiche finanziarie. Secondo un oramai celebre articolo di Sport Illustrated dal titolo "How (and why) athletes go broke" (traduzione: come (e perché) gli atleti finiscono in bancarotta, il link qui), ad esempio:

- Il 78% dei giocatori di football americano che hanno giocato nella NFL finisco in bancarotta o in ristrettezze economiche a due anni dal ritiro.
- Il 60% dei giocatori NBA (il maggiore campionato professionistico americano e al mondo di basket) sono finiti in bancarotta a 5 anni dal loro ritiro.

Se conoscete bene l'inglese, vi invito a leggere per bene l'articolo. Contiene tutta una lista di cose da non fare, se si vuole avere una vita finanziaria tranquilla. Tra le varie cause di questo fenomeno, viene sempre citato l"esagerato stile di vita e abitudini di spesa a cui si sono assuefatti molti sportivi di successo, che fagocita tutti le loro fonti di reddito, e in secondo luogo perché non hanno idea di come investire e/o si affidano a persone che finiscono per ingannarli.

Si ritorna quindi, a come avevo già scritto, all'importanza di avere una solida cultura finanziaria e di iniziare a risparmiare.

giovedì 25 ottobre 2018

Recensioni: smetteredilavorare.it

Nella blogosfera italiana smetteredilavorare é un po' il sito leader tra quelli che parlano di early retirement, downshifting e vivere di rendita, e se siete capitati qui, nella maggior parte dei casi dovreste conoscerlo già.
Il sito é stato creato ed é scritto da tal Francesco Narmenni, anche lui, a quanto pare, un ex programmatore informatico che ha deciso di smetterla con il suo lavoro e ritirarsi per dedicarsi ad una vita più tranquilla, lontana dallo stress di ogni giorno, in un certo senso un percorso parallelo a quello di Mr. Money Mustache (é impressionante che molti programmatori/informatici fanno queste scelte, non trovate?).  Esiste da un bel po' di tempo, credo il 2010-2011, e l'autore da esso ha scritto anche dei libri (che non ho letto e di cui non parlerò). Credo anche che si sostenga molto con le entrate, la pubblicità, del sito.

Questo suo post ricapitola a grandi linee la sua storia e la sua strategia. Come si può capire, a grandi linee, essa si basa sul risparmio più estremo (afferma di campare essenzialmente con circa 500 euro al mese, come si evince dalle faq) che un po' si riconduce al dovere scegliere uno stile di vita. In questo caso si porta un po' all'estremo il concetto di downshifting, con alcuni concetti di cui tratterò anche io nei prossimi post. 

Una critica che mi sento di muovergli, é che per quanto riguarda la parte propriamente, come dire,
"finanziaria" smetteredilavorare.it é forse un po' troppo conservativo, la strategia consigliata é essenzialmente un misto tra obbligazioni e investimento immobiliare, che porta a rendimenti sicuri ma molto più bassi nel tempo. L'impostazione é, come capirete molto italiana ed europea, lontana anni luce da quella americana che é sintetizzata dalla posizioni di Mr. Money Mustache, che si getta a capofitto invece sull'azionario, ETF e asset più rischiosi.

Ma come detto, per quanto riguarda il risparmiare e il downshifting, il sito é una miniera di informazioni preziose ed inesauribili e da molte idee su una possibile vita in caso uno decida di ritirarsi.
Molti articoli sono dedicati al trasferirsi in posti dove si vive bene e spende poco. Ad esempio questo per me é un degli articoli migliori per quanto riguarda il trasferirsi in questo tipo di posti, trattando del caso dell'Italia, che spesso viene un po' sottovalutata. In generale esiste tutto un filone di post dedicato ai Paesi esteri (qui l'archivio generale), in cui si vivisezionano i pregi e i difetti, in maniera sintetica ed efficace.
La sezione sui consigli per i risparmi andrebbe anche seguita molto attentamente, per avere spunti su come accumulare una rendita nel tempo e anche come preservarla.

In conclusione, smetteredilavorare é una risorsa molto valida e che fornisce spunti e consigli utilissimi per il caso del downshifting, e merita di essere seguito con attenzione.


martedì 16 ottobre 2018

Appunti sparsi e disordinati sulle obbligazioni - parte III e prime conclusioni

Abbiamo trattato il tema delle obbligazioni già in due post (si veda qui e qui). L'argomento di per se é molto vasto e si potrebbero scriverne ancora, per adesso vorrei precisare che:

- Ho trattato finora del caso di obbligazioni in Euro e paesi di area Euro. Teoricamente si potrebbe investire anche in obbligazioni in valuta estera, ma in questo caso ci si espone al rischio cambio (in teoria potrebbe andare anche meglio, ma nella maggior parte dei casi no).
- Sempre riguardo al rischio, é importante saper scegliere bene l'emittente. Come giá scritto, se si scelgono obbligazioni statali si hanno piú garanzie agli emittenti corporate (aziende). Si dovrebbe guardare ai famigerati e discussi rating, che a volte possono anche topparci alla grande, ma in generale danno un indicazione valida.

Quando e perché utilizzare le obbligazioni ai fini di una rendita? Le obbligazioni sono umanamente considerate la classe di investimento più sicura e meno rischiosa, inoltre garantiscono un flusso di capitale (cedole) nel tempo, son quindi lo strumento ideale al nostro scopo?


In un certo senso si, se si vuole avere una rendita garantita, si puó pensare a crearsi una rendita con il solo flusso delle cedole che potremmo usare come rendita. Ipotizziamo ad esempio di utilizzare un BTP decennale, che al momento in cui scrivo rende un 3% circa annuo (lordo, andrebbero tolte le tasse ma per adesso prendiamolo per buono). Riferendoci ad un esempio in cui ci accontentiamo di 1000 euro al mese, per avere tale rendita dovremmo ad esempio avere a disposizione un capitale di 400000 euro circa, e questo senza peró avere una rivalutazione. Questo capitale sarebbe piú di quanto prescritto dalla regola del 4% , per la quale, investendo opportunamente (bisognerebbe avere una componente azionaria molto maggiore), si avrebbe la stessa rendita, rivalutata con l"inflazione ed ancora intatta dopo 30 anni.
Conclusione: campare di obbligazioni é possibile, fattibile e meno rischioso, ma ci vuole un capitale piú consistente rispetto al normale... Non trovo studi al riguardo, ma stimerei un 50% almeno in piú rispetto al capitale che la regola del 4% prescrive.
Inoltre, in una eventuale fase di accumulo di capitale, i rendimenti generati dall'obbligazionario non sono  in genere comparabili con quelli dell'azionario e di conseguenza sono non adatti a generare una somma maggiore.
Quando impiegare quindi le obbligazioni e perché ve ne parlo? Tradizionalmente le obbligazioni sono considerate un investimento "conservativo", atto piú a preservare un capitale. É in genere saggio, una volta accumulato un capitale, investirne almeno una parte in bond, in modo di avere almeno un cuscinetto per eventuali perdite sull'azionario. Quanto? Per adesso mi sento di dire che una parte tra un minimo del 25% e un massimo di un terzo/40% potrebbe bastare.
Vi ho iniziato a parlarne perché le considero generalmente la base di partenza della conoscenza finanziaria di base e utili per spiegare altri concetti relativi all'azionario.

domenica 7 ottobre 2018

É tutto un castello di carte?

Vi ho iniziato a parlare di obbligazioni e differenziali di rendimento, che é nuovamente scoppiata, nel caso non ve ne foste accorti, una nuova crisi dello spread.

La strategia di early retirement che vi propongo é fortemente basata sull'investimento di strumenti finanziari. Il lettore più attento ed anche paranoico si chiederà, cosa succederà ai sui amati risparmi in casi estremi che vengono paventati in questi giorni come l'uscita dell'Italia dall'Euro o il fallimento dello Stato. In queste situazioni il pagamento e il rimborso sarebbero a rischio, e si finirebbe per perdere quesi tutto.
Cosa dire quindi di fronte a tali timori? Vedete, la mia filosofia é semplicemente questa: o la va o la spacca. Nel senso che, in caso di questi eventi traumatici, non vi crediate che ci siano porti sicuri, crolla alla fine un po' tutto. Per quanto sia odiata da tutti, la finanza é anche un po' alla base del funzionamento del mondo contemporaneo. Tutti pensano che sia una immensa fregatura, o una gigantesca macchinazione per impoverire i popoli ma non é
proprio così. Senza la finanza non sarebbero possibili molte operazioni che hanno contribuito a rendere il mondo moderno come é attualmente. Molte grandi operazioni come le costruzioni di grosse infrastrutture o il finanziamento di ricerche scientifiche o sviluppo di tecnologie importanti. Gli stessi Stati, non riuscirebbero a mandare avanti cose come il Welfare State e i servizi pubblici in generale.
Ecco che sono del parere che il verificarsi di uno degli eventi da worst case scenario di cui si parla in questi giorni, farebbe sprofondare tutto nel Medioevo o giú di li, e la perdita del proprio capitale sarebbe l'ultimo dei problemi a cui pensare.

Ma esistono modi per premunirsi da tali eventi? Il piú ovvio é quello di abbandonare il Belpaese, di espatriare. Dove non saprei, ma consiglierei fuori dall'Europa ed un Paese stabile e non pericoloso.
Esisterebbe anche l'opzione di aprire un conto corrente in Svizzera, possibilmente in valuta locale o dollari. Resta da vedere se e come sarà possibile prelevare/utilizzarlo dall'Italia.
Nel caso vogliate rimanere in Italia, la cosa piú saggia da fare sarebbe avere una casa in un posto isolato e con della terra coltivabile, possibilmente muniti di qualche strumento di autodifesa.  

martedì 25 settembre 2018

Appunti sparsi e disordinati sulle obbligazioni - parte II

Nel precedente post abbiamo introdotto le obbligazioni e i concetti durata e rischio emittente. Un terzo elemento importante che ne determina il rendimento peró é la politica dei tassi della Banca Centrale, il cosiddetto tasso ufficiale di sconto.
Trattare questo concetto in maniera esaustiva sarebbe abbastanza lungo, dovrei essenzialmente parlarvi di cosa é la moneta e come viene emessa. Per adesso possiamo dire che é il tasso di interesse al quale la Banca Centrale (l'ente che emette moneta) concede prestiti alle banche e al sistema finanziario che tra le altre cose lo utilizzano per comprare titoli di stato da mettere nelle loro riserve, determinandone quindi il loro prezzo/rendimento.
Al momento il tasso di interesse della Banca Centrale Europea é allo 0%.  Parlare anche di cosa muove la politica della BCE sarebbe abbastanza lungo, per il momento possiamo dire che come missione é quella di tenere l'inflazione nell'area Euro sotto al 2%.
Quello che ci interessa sapere nella nostra trattazione, é che questo tasso determina il rendimento a un anno dei titoli di stato e quindi anche tutto il resto. Se ad esempio questo tasso fosse al 3%, i titoli ad un anno dovrebbero rendere altrettanto.

Per continuare nel nostro discorso spiegheró ora come viene comunemente espresso il prezzo di un'obbligazione sul mercato. Per prima cosa sappiate che potete comprare un'obbligazione in lotti minimi ed indivisibili, che nel caso dei titoli di stato e della maggior parte dei titoli é di 1000 euro. Esistono peró emissioni obbligazionarie che hanno lotti piú grandi 10000 o 100000 euro. Un'obbligazione viene generalmente emessa e sottoscritta da degli investitori che poi la trattano (vendono/acquistano) su dei mercati. Nel post precedente vi avevo giá parlato ad esempio del MOT.
I prezzi sono espressi considerando il rimborso alla scadenza del lotto minimo, considerato pari a 100, e il prezzo corrente é rapportato sempre a 100 (notate peró che il lotto minimo puó essere di 1000 o 10000 euro). Prendiamo ad esempio un BTP che scade nel 2028, tipo questo. Un BTP é un titolo di stato emesso dall'Italia a tasso fisso. Possiamo vedere che:
- esso ha lotto minimo di 1000 euro
- é quota a 94 circa, ergo se volete comprarne una quantitá minima dovrete sborsare 940 Euro
- nel 2028 avrete un rimborso di 1000 Euro, quindi otterreste un guadagno di circa 60 Euro
- nel frattempo vi corrisponderá annualmente il 2% del valore nominale, quindi 20 Euro
In questo caso si dice che il prezzo é sotto la pari, ma puó anche essere sopra la pari, si veda qua.

Per sintetizzare come i tassi di interesse influiscono sui prezzi, mettiamo caso che la BCE alzi il tasso al 2%. La nostra obbligazione rende giá il 2%, ma a 10 anni, considerato che a 1 anno avremmo giá questo rendimento, un decennale dovrebbe rendere di piú. Ma come é possibile ció? Se il prezzo del nostro decennale si abbassasse, potremmo avere un rendimento maggiore, otterremo sempre le stesse cedole ma a rimborso avremmo sempre 100 ma avendolo comprato a un prezzo piú basso dell'attuale, tipo 90 invece di 94, avremmo una maggiore plusvalenza. Come si puó capire, quindi, al crescere dei tassi si assisterá a una diminuizione del prezzo delle obbligazioni, e viceversa.

Ilusteró adesso un caso che illustra come i vari fattori (tasso BCE, durata, rischio emittente) influenzano il prezzo e il rendimento di una obbligazione. Il caso riguarda la Republica d'Irlanda ed un bond emesso nel 2007, con scadenza nel 2018 e un tasso annuo del 4,5%. Il titolo non é trattato sul MOT ma su altri mercati (tipo la Borsa di Berlino o EuroTLX). Qui sotto trovate l'andamento del prezzo nel tempo (grafico preso dalla Borsa di Berlino)



Notato che fluttuazione del prezzo nel tempo? Cosa é successo nel periodo 2009-2011 per fare crollare cosí il prezzo? Durante quegli anni era scoppiata la crisi dei debiti sovrani e l'Irlanda ne fu colpiata in pieno. Si pensava che il Paese avrebbe dichiarato bancarotta, di conseguenza gli investitori vendevano i titoli di stato irlandesi per sbarazzarsene al piú presto, facendone crollare il prezzo.
Dopodiché nel 2011 venne un piano di salvataggio della UE che salvó il Paese, l'economia torno a crescere e la crisi fu risolta, l'Irlanda era tornato a diventare affidabile agli occhi degli investitori che tornarono a comprarne le obbligazioni. Notare che nel frattempo, il tasso BCE fu abbassato notevolmente per contrastare questa crisi se nel 2008 era al 4%, nel 2011 era al 1% (3 anni dopo fu ritoccato a 0). Ergo, il prezzo di questa emissione andó alle stelle, toccando quota 115. Il prezzo poi naturalmente tende al valore nominale di 100 con l'avvicinarsi della scadenza.
Il caso esposto é un po' particolare ed un po' estremo, viste le circostanze. Nella realtá le fluttuazioni dei prezzi di un'obbligazione sono piú contenute.



giovedì 20 settembre 2018

Appunti sparsi e disordinati sulle obbligazioni - parte I

Inizio con questo post un excursus sulle principali tipologie di investimento finanziario. Gli argomenti che esporró sono giá ampiamente trattati in rete e dovrebbero essere di conoscenza per tutti, ma stranamente noto ancora molta ignoranza su di essi.

La pagina di Wikipedia Italia sulle obbligazioni é fatta abbastanza bene, e vi invito a leggerla tutta per avere una prima idea. Copiando da essa, possiamo dare come definizione che un obbligazione (bond in inglese) é un titolo di debito emesso da societá o enti pubblici che attribuisce al suo possessore, alla scadenza, il diritto al rimborso del capitale prestato all'emittente, piú un interesse su tale somma. Tale interesse é corrisposto nel tempo sotto forma di cedole, che hanno tipicamente cadenza annuale e sono una percentuale del capitale prestato. Come prima sommaria classificazione, possiamo dividere le obbligazioni tra quelle che corrispondono un tasso fisso e stabilito all"emissione come cedola  e un tasso variabile nel tempo in base a differenti parametri finanziari. Esistono altri tipi di obbligazioni piú complesse (se avete letto la pagina Wikipedia che vi ho consigliato sono elencati), ma per il momento ci fermeremo a questa categorizzaione.
Il mercato obbligazionario come grandezza (cioé valore totale di tutti i titoli) é il piú grande a livello mondiale, secondo varie stime é all'inicirca il doppio di quello azionario (si veda qui o qui ad esempio) e influenza importanti variabili del sistema economico come i tassi di interesse.
Le obbligazioni sono liberamente scambiate o quotate su vari mercati. In Italia ad esempio la Borsa di Milano ha il MOT dove é possibile acquistare e vendere liberamente varie tipologie di questo tipo di strumenti.

I piú grandi emettitori di questi titoli sono gli stati le cui emissioni, considerata la loro grandezza e importanza, fanno in un certo senso da riferimento (benchmark) per tutte le altre tipologie di investimento. Essenzialmente, quando si prestano dei soldi a qualcuno, si spererebbe di riaverli indietro. Nella vita reale, vi fiderete piú a dare i vostri soldi a una persona che considerate fidata piuttosto che al primo che incontrate per la strada. Oppure a qualcuno che non conoscete ma di cui avete buone referenze. Essenzialmente, volete valutare la qualitá e solvibilitá dell'emittente. Ci sono stati e ci sono casi (Argentina o Grecia, per citare casi famosi) di Nazioni che sono andate in crisi e non hanno ripagato (tecnicamente si chiama default, parola abbastanza di attualitá da qualche tempo a questa parte anche per l'Italia), ma essenzialmente hanno trascinato nel baratro il resto dell'economia del loro Paese, e quindi ne hanno risentito altri enti emettitori  tipo le banche e le aziende dei rispettivi paesi, nonché l'intera economia locale, che hanno finito per non potere ripagare a loro volta.
Altro parametro importante é la durata di un'obbligazione. Se ad esempio compro un obbligazione che scade tra un anno da un emittente anche non sicuro al 100%, posso essere piú certo peró, data la vicinanza nel tempo del rimborso, che esso mi ripagherá. Ma se la scadenza é piú in la nel tempo, tipo tra 30 anni, questa sicurezza si sgretolerá un poco e potrei considerare piú rischioso questo investimento. Ecco allora che potrei peró barattare questa sicurezza con un maggior rendimento che possa ripagarmi del rischio. Tutte queste considerazioni sono ció che muovono gli investitori nelle loro decisioni.

Per illustrare con dati reali questi due importanti concetti (rischio emittente e durata nel tempo) proveró a spiegarvi un dato di cui avrete sicuramente sentito parlare: lo spread Italia - Germania. In pratica é la differenza tra quanto rende un titolo di stato tedesco e uno italiano. La Repubblica Federale Tedesca infatti,  a torto o a ragione (per me molto a ragione, ma non ne spieghero i motivi qui ne voglio avventurarmi in flame) é considerata al momento molto piú affidabile e finanziariamente stabile (cioé in grado di ripagare i propri debitori)  rispetto alla nostra cara Repubblica Italiana. Proviamo a vedere i rendimenti ad oggi (20 settembre 2018) dei titoli pubblici di questi due emittenti a 10 anni. Un bond tedesco a 10 anni (presi i dati da qui, ovviamente nel tempo cambieranno...) rende ad oggi 0.468% di rendimento annuo mentre un titolo italiano a 10 anni 2,9% (in questa pagina i dati), visto che differenza? Il mitico spread sul decennale tra Italia e Germania di cui tutti parlano consiste essenzialmente in questo. Se andiamo a vedere i rendimenti a un anno dei titoli di stato dei rispettivi paesi, sempre ad oggi saranno dello 0,4% per l'Italia e addirittura -0,5% (si rendimento negativo, avete capito bene, essenzialmente il titolo é considerato talmente sicuro che é un po' l'equivalente di mettere i soldi sotto il materasso) per la Germania (preso questi dati da qui e qui). Questo ultimo esempio ci mostra che i rendimenti a breve termine sono piú bassi di quelli alla lunga.

Tutte queste elucubrazioni, per dire che il rendimento offerto dalle obbligazioni statali é un po' considerato il rendimento a rischio zero (risk-free) e che se un investimento vi promette o offre di piú rispetto a esso, significa anche che il rischio é piú alto. O per vederla in un altro modo, se volete investire in un qualcosa che considerate piú rischioso, vi aspettate un rendimento piú alto. Considerate questo risultato come un po' la legge zero della finanza.

mercoledì 12 settembre 2018

Come pianificare la propria pensione anticipata

In uno dei primi post abbiamo pianificato una prima strategia per il nostro early retirement. Riassumo qui, dobbiamo capire quale é il nostro stile di vita e accumulare un capitale necessario per sostenerlo. Per determinare il capitale utilizzeremo la regola del 4%.
In questo post vi proporró un semplice esercizio per iniziare a farvi riflettere su come pianificare il tutto, tutto quello che vi servirá sará semplicemente Excel (anche un foglio Google online andrá piú che bene).

La mia prima ipotesi é che partiate non avendo alcun capitale iniziale, ma un semplice lavoro che vi permette, si spera, di mettere da parte qualcosa ogni anno. Lo so che nell'attuale situazione lavorativa economica italiana é difficile (io infatti ho risolto andando a lavorare all'estero), ma purtroppo da qui non se ne scappa: per poter sperare in una vita di rendita dovete avere o dei soldi da parte, o accumularli.
Allora prendete un foglio di calcolo, create una colonna per gli anni, un'altra con il capitale totale. Supponiamo che riusciamo a risparmiare all'incirca tot euro l'anno. Questo capitale lo investiamo costantemente e ad ogni anno ci aggiungiamo quanto riusciamo a risparmiare (sempre la stessa cifra). A che tasso renderá il capitale? Questo punto é cruciale, e sará vivisezionato in futuri post. Per adesso vi posso dire che vari studi storici hanno appurato che il tasso medio di rendimento del mercato azionario é di circa del 10%. La soluzione piú semplice é quella di investire sull'indice del mercato, e piú specificamente con gli ETF. A titolo di esempio, supponiamo che ci accontentiamo di vivere di 1000 euro al mese, giochicchiando con un semplice foglio di calcolo, viene fuori che basterebbe riuscire a risparmiare all'incirca 6000 euro l'anno, stante il fatto che riusciamo a farli fruttare il 10%. Sorprendente, no? O forse é solo la magia dell'interesse composto...

Impostare un foglio di calcolo cosí  é relativamente semplice, in ogni cella per calcolare il capitale accumulato ogni anno basta inserire una formula che somma il valore della cella sopra, moltiplicato per il tasso di rendimento annuo sommato ovviamente alla somma che si riesce a risparmiare annualmente.
Per aiutarvi, imposta anche una colonna risparmio annuo e rendimento annuo, referenziatela nella colonna di calcolo del capitale come una costante in Excel. Se puó esservi di aiuto, nel foglio che vedete in questo post, la colonna B2 é semplicemente uguale a C2 (quindi =$C$2), dopodiché per impostare le restanti colonne vi basta inserire una formula tipo =B2*$D$2+B2 nella colonna C3, facendo copia e incolla nelle restanti celle della colonna avrete il resto. Se impostate il foglio in questa maniera, potete giocare anche con i valori, variando i valori di risparmio annuo e rendimento annuo potete avere una idea di quanto tempo ci vuole ad accumulare quello che serve.

Cosa ci dice questo esempio? L'esempio ci fa capire l'importanza di avere un piano di risparmio costante nel tempo e del sapere investire adeguatamente. Prima si parte, meglio é, é inutile illudervi. L'esempio del capitale da raggiungere, 300000 euro circa, é secondo me il limite minimo da raggiungere per sperare di poter vivere di rendita, ma sarete al limite dell'indigenza. Un'idea per rendersene conto, é una pagina dal sito dell'ISTAT che calcola la soglia di povertá assoluta in Italia (disponibile qui). Come detto, giocando con questi valori si puó avere un'idea di quanto puó servire. Sinceramente consiglierei piú di provare a risparmiare sui 10000 euro l'anno. L'esempio proposto qui dei 6000 é piú un limite minimo teorico. Ottenere un 10% di rendimento annuo puó anche essere considerato ottimistico, quindi sará necessario sbilanciarsi molto sull'azionario.






martedì 28 agosto 2018

Recensioni: Mr. Money Mustache

Mr. Money Mustache é un blog che nel tempo é diventato una community e una sorta di punto di riferimento per i cosiddetti early retirers, cioé coloro che hanno il sogno di ritirarsi dal lavoro prima. Ha iniziato a scrivere il suo blog nel 2011 (un bel po' di tempo fa per gli standard di internet), spiegando ai piú come raggiungere l'indipendenza finanziaria ed é un po' considerato un'autoritá nel settore.

Mr. Money Mustache al secolo si chiama Peter Adeney (la foto in questo post é la sua) ed é un ingegnoso canadese che é riuscito a smettere di lavorare e campare di rendita all'etá di 30 anni (al momento della scrittura di questo post dovrebbe avere all'incirca 43-44 anni), con la moglie e avendo anche un figlio. Come ha fatto? Come ha spiegato in vari post (qui una sorta di introduzione direttamente dal suo sito) e interviste, lui e sua moglie hanno lavorato come programmatori/ingegneri negli USA ma, avendo capito le virtú del risparmio, hanno messo da parte e investito i loro guadagni. Attualmente vivono in Colorado.

Da un punto di vista prettamente finanziario, é un fermo sostenitore della regola del 4%, nei fatti si é ritirato avendo a disposizione all'incirca 600000 dollari e una casa di proprietá. Da allora sostiene di vivere e mantenere la famiglia con all'incirca 25000 dollari l'anno, conducendo una vita moto parsimoniosa ma secondo lui soddisfacente. Questo é un aspetto molto importante del suo blog, nei fatti molti post sono una critica al consumismo imperante e un'esaltazione della vita frugale. L'autore
del blog sostiene che molte spese non sono necessarie e da molti consigli su come risparmiare, un po' in tutti i settori. Il blog quindi alla fine e soprattutto parla di downshifting.
Sono un lettore di questo blog, ed in un certo senso mi é stato di ispirazione, fornendomi vari spunti e un abbozzo di strategia. Consiglio di leggerlo, si puó partire da questo post, che riassume i punti salienti e da link agli articoli piú importanti. Ma applicato al caso italiano bisogna fare molte precisazioni. Mr. Money Mustache infatti opera negli USA, dove vigere un sistema finanziario ed usanze totalmente diverse dal nostre. Concetti come i conti 401K (da quel che ho capito, dei conti pensione che ogni lavoratore puó crearsi con forti agevolazioni fiscali) e simili, citati spesso, in Europa e in Italia in generale non hanno senso e non sono applicabili.
La strategia di investimento, essenzialmente investire tutti i propri risparmi in ETF a basso costo, non sono possibili, visto che molti degli strumenti finanziari da lui utilizzati (i fondi Vanguard, essenzialmente) non mi risultano disponibili ad un investitore italiano, ma ne parleremo in futuro.
In generale é un'interessante fonte di informazioni e spunti sulla vita reale negli USA, su quali sono le manie e fissazioni degli americani e di come vengono affrontate quotidianamente, ma questo esula un po' dagli argomenti trattati in questa sede.
Nel tempo il blog é stato anche affiancato da un forum, anche esso in inglese, che é diventata una vera e propria community, concentrata maggiormente negli USA. Vari argomenti sono trattati e dibattuti, ma come giá discusso, pertinenti e validi per gli USA.



sabato 18 agosto 2018

La regola del 4% - Critiche

Continuiamo la nostra trattazione della regola del 4% vedendo quali sono le principali critiche mosse verso di essa.

Come giá spiegato, la regola prevede che il capitale sia investito al 50% in azioni, ma un portafoglio cosí composto viene comunemente considerato ad alto rischio. Per diminuirlo, sarebbe necessario un bilanciamento su investimenti piú sicuri, tipo l'obbligazionario, ma questo comporterebbe un abbassamento dei rendimenti e quindi una minore durata del capitale. Si consideri anche che la regola era stata ideata a metá anni 90, quando i tassi e i rendimenti obbligazionari erano piú alti di adesso. Ci si avvicina a un rialzo dei tassi, che dovrebbe essere in due tre anni,  ma con i rendimenti attuali sará molto difficile sostenere la pensione che si é prefissati, o comunque sará necessario piú capitale.

Si pone anche il problema di capire quando si puó essere certi di potere iniziare a vivere di rendita. L'aspettativa di vita in Italia é all'incirca di 83 anni (secondo le ultime stime che ho trovato in rete). Quindi, per essere sicuri di non trovarci senza capitale alla fine, dovremmo pensare di ritirarci a 53 anni circa. Il Trinity Studio, giunge alla conclusione che il capitale dopo 30 anni sopravvive, quindi potremmo pensare che potrebbe bastarci per un periodo piú lungo di tempo e quindi diminuire di altri 5 anni e forse piú la nostra etá di prepensione, ma di piú inizia a essere troppo rischioso. Idealmente mi sentirei di dire che la regola del 4% permette di ritirarsi a un'etá minima di 45-50 anni, prima si rischia seriamente di ritrovarsi alla fine con un pugno di mosche in mano. Non consiglierei, soprattutto per capitali non particolarmente importanti, di pensionarsi piu presto.

La regola é stata criticata nel tempo (si veda questo studio, ad esempio) anche per i cosiddetti overspending surplus, cioé a dire che in realtá capitali investiti come consigliato nei vari studi genererebbero piú di quello che é necessario e quindi paradossalmente alla fine si finirebbe per non godere del tutto della rendita derivante dal proprio capitale. Questo in un certo senso puó essere considerato in veritá una prova della validitá della regola. Molti contestano il fatto che per questo motivo una persona non potrá godere di tutto il capitale che ha faticosamente accumulato, ma d"altro canto é importante tenere conto di imprevisti o spese non preventivate che potrebbero portare a dover attingere al capitale risparmiato, e cosí abbassarlo. Inoltre, collegandoci al punto precedente, si potrebbe provare a usare questo argomento per obiettare che ci si potrebbe permettere di ritirarsi prima dei 45-50 anni che avevamo preventivato come etá possibile, ma qui come giá detto,  si inizierebbe seriamente a scherzare con il fuoco...




  

mercoledì 8 agosto 2018

La regola del 4%: ulteriori approfondimenti.

In un post precedente abbiamo introdotto la regola del 4%, che é un po' la base di partenza per determinare quanto serve realmente per vivere di rendita.
É importante capire come gli autori sono arrivati alla loro conclusione. Gli autori essenzialmente hanno raccolto e studiato i rendimenti storici di vari portafogli di investimento tra il 1926 e il 1995 negli USA e da li sono riusciti a trovare il famoso 4% che permette ad un capitale di sopravvivere per almeno 30 anni senza esaurirsi. La seguente tabella elenca le percentuali di successo dei portafogli testati a seconda della loro composizione, nello studio originale (qui il link) equivale alla tabella 3. Da notare (ne parleremo sotto) che i capitali prelevati annualmente sono rivalutati con l'inflazione.

Trinity Studio portfolio success rate (inflation adjusted)


Il risultato finale del 4% si riferisce quindi al caso di un capitale investito almeno al 50% in azioni e il restante in obbligazioni.
Ma cosa significa che il capitale della rendita é investito? Beh, se torniamo al nostro esempio di un signore che si accontenta di vivere con 1000 euro al mese e ha messo da parte 300000 euro, il primo anno egli preleverá solo 12000 euro, che gli serviranno nel primo anno in cui si autopensiona. E i soldi rimanenti del capitale (288000 euro, per la cronaca)? Affinché la strategia funzioni é essenziale che continuino ad essere investiti in maniera da generare altri soldi (se ci avete fatto casa, ritirando il 4% ogni anno da un capitale non investito, esso si esaurirebbe in 25 anni invece dei 30 citati dallo studio...).

Altra questione importante é quella dell'inflazione. Nello studio se ne tiene conto, e la rendita annuale viene aggiornata con un tasso del 2% annuo (il tasso di inflazione target della Federal Reserve USA).
Possiamo quindi alla base di questi fatti essere sicuri che lo studio puó essere applicato al caso italiano? Mi sento di dire di si, considerando il fatto che siamo ancora nell'Unione Europea e nell'Euro. Qui bisognerebbe fare considerazioni piú di carattere politico, ma per come é strutturata l"Unione Europea e le politiche della Banca Centrale Europea, il tasso di inflazione dovrebbe tenersi sul 2% a lungo e consistentemente.

Nei portafogli studiati il tasso medio di rendita reale é risultato essere pari al 7% annuo. Quindi un'altra possibile obiezione é quella che i rendimenti passati non sono garanzia di rendimenti futuri. La serie di dati analizzati é abbastanza lunga e consistente (va dal 1926 al 1995 ed ha superato pure eventi traumatici come la Seconda Guerra Mondiale...) da poterla considerare affidabile.
I rendimenti ipotizzati sembrano anche replicati dai mercati europei.

In definitiva quindi mi sento di dire che la regola del 4% puó essere valida anche per il caso dell'Italia e dell'Europa in generale.

lunedì 30 luglio 2018

L'importanza della cultura finanziaria e del risparmio

Se avete letto i post di questo blog, vi sarete accorti che parlo spesso di concetti quali capitale accumulato ed investimenti. Se veramente volete seguire il sogno di andare in pensione prima e vivere di rendita, come avrete capito, avrete bisogno di avere un capitale da parte e di fare in modo di farlo fruttare, quindi in definitiva saperlo investire.
Questo blog non si pone di trattare di finanza e investimenti, ma gli argomenti sono strettamente legati e giocoforza sconfineró in essi. In futuro credo quindi che tratteró il tema degli investimenti in generale, provando a spiegare le generali classi di investimento e scrivendo articoli sul loro andamento generale.
Al giorno di oggi avere una buona e sana cultura finanziaria dovrebbe essere indispensabile per tutti, l'argomento per me dovrebbe essere materia di studio obbligatoria nelle scuole. Ma mi accorgo che molta gente, semplicemente, non ne sa molto e sembra non curarsene. Farsi una cultura finanziaria al giorno d'oggi non é particolarmente complicato, la rete é piena di risorse e molti libri sono stati scritti al riguardo: basta quindi giusto la buona volontá, avere rudimenti di matematica e sale in zucca.
Non fate affidamento a soggetti terzi (tipo banche e consulenti finanziari): in genere in questi settori i conflitti di interesse sono alti e i costi anche, che vi ritroverete con amare sorprese.
L'unica eccezione che mi viene in mente, é quella in cui siate fortunati da avere a disposizione capitali ingenti, che potete convertire in rendite o affidare a consulenti indipendenti, ma anche li dovete stare attenti a vigilare attentamente.
Altro tema spesso sottaciuto é quello del risparmio. Molti non risparmiano affatto e campano alla giornata, mentre dovrebbero pensare a mettere qualcosa da parte, se no vogliono trovarsi con brutte sorprese in caso di imprevisti. So che risparmiare é difficile, soprattutto se si vive in Italia con il mercato del lavoro che vi é al momento, ma spero che almeno vi poniate il problema di mettere da parte qualcosa.

martedì 24 luglio 2018

La regola del 4%, detta anche Trinity Studio

Supponiamo di voler provare a vivere solo con i propri risparmi (senza avere un lavoro o altre forme di reddito), di quanto capitale  una persona avrebbe bisogno in totale per sostenere lo stile di vita che si é pianificato di avere?
Esistono varie teorie al riguardo, ma la piú comunemente accettata e seguita é la regola del 4% (four percent rule). La regola é anche chiamata Trinity Studio, in riferimento alla ricerca in cui é stata presentata per la prima volta, opera di tre professori di finanza della Trinity University, un college americano situato in  Texas (qui il link allo studio originale).

Il titolo originale dello studio é: "Retirement savings, choosing a withdrawal rate that is sustainable" (risparmi per la pensione, determinare un tasso di prelievo sostenibile). Nello studio gli autori semplicemente si chiedono quanto si puó prelevare da un dato capitale (investito in attivitá finanziarie) in maniera tale che non si esaurisca prima di 30 anni. Il risultato a cui arrivano é che la percentuale di capitale che si puó prelevare (ottenuta confrontando i rendimenti storici di vari portafogli di investimento) é il 4% all'anno.


Come applicare questo risultato al nostro caso? Lo studio ci aiuta a determinare quanto capitale serve per essere indipendenti finanziariamente.
Torniamo agli esempi di stili di vita che abbiamo fatto nel post precedente.
Nel primo abbiamo ipotizzato che servirebbero 3000 euro al mese ad una famiglia che vive a Milano (in affitto, con un figlio), quindi annualmente 36000. Applicando la regola, viene fuori che una famiglia simile potrebbe vivere di rendita avendo a disposizione 900000 euro.
Alla persona del secondo caso (single, vive in provincia e con casa di proprietá), invece, basterebbero 1000 euro al mese, 12000 l'anno, quindi dovrebbe avere a disposizione un totale di 300000 euro.
Calcolare il capitale totale a partire dal reddito annuo é abbastanza semplice. Il problema (determinare il capitale la cui percentuale del 4% é pari a una determinata somma) puó essere modellato con una semplice proporzione, da cui possiamo ottenere una semplice formula: moltiplicare il capitale annuo per cento e dividerlo per 4. Oppure, moltiplicate il vostro fabbisogno annuale per 25: molti esperti dicono che per raggiungere l'indipendenza finanziaria bisogna mettere da parte un capitale necessario a sostenere 25 anni di spese, questa é semplicemente un'altra formulazione della regola del 4%.
La regola del 4%, come detto, é comunemente accettata nell'ambiente della pianificazione finanziaria per determinare quanto bisogna accumulare per potere avere una pensione dal proprio capitale. É stata peró oggetto di critiche e si presta a molte osservazione e precisazioni, vi ritorneremo in alcuni prossimi post.


venerdì 20 luglio 2018

I due pilastri dell'indipendenza finanziaria

Iniziamo a delineare una strategia per raggiungere la tanto agognata indipendenza finanziaria.
Dopo tante riflessioni e studi sono giunto alla conclusione che il problema si puó suddividere in due parti fondamentali:

- capire e pianificare lo stile di vita che uno si aspetta e vuole godersi
- accumulare e manutenere un capitale tale da poterlo garantire

Una volta stabilito che tipo di stile di vita che si vuole avere, si potrá iniziare a capire quanti soldi servono per sostenerlo. Tante variabili possono influenzare il proprio stile di vita, dal luogo in cui si decide di vivere (e se si ha ivi una casa o no), agli hobby che uno vuole avere, anche e soprattutto il tipo di famiglia che si ha.
Ad esempio se si vuole vivere a Milano con moglie e figlio, uscendo spesso la sera (cinema, uscite con gli amici, etc.), stando peró in affitto, a spanne potrei dire che un 2500/3000 euro al mese é il minimo necessario che serve.
Ma se si vive da single in un piccolo paese di provincia nell'entroterra della Marche in una casa propria, e ci si accontenta della vita del pensionato (non uscire la sera, pochi hobby e avere come svago principale andare al bar la mattina per leggere la Gazzetta dello Sport), 1000 euro al mese
potrebbero anche bastare, visto che in genere vi é un costo della vita piú basso e meno spese.
Una volta che si ha un'idea di massima di che cifra mensile vi servirá, potrete anche capire la cifra complessiva da risparmiare ed accumulare per sostenere lo stile di vita desiderato.
Raggiungere l'indipendenza finanziaria viene spesso associato al downshifting, e cioé il ridurre il proprio tenore arbitrariamente in maniera tale da non poter lavorare. Non necessariamente peró lo smettere di lavorare, se si é accumulati il capitale necessario, significa il dovere fare rinunce. Ma ovviamente saranno necessari piú soldi e a essere onesti, dalle mie riflessioni questo sará appannaggio di pochi, visto che sará necessario capitali importanti a disposizione per permettersi certi lussi.

In questo blog ho intenzione di parlare maggiormente degli aspetti finanziari riguardanti l'early retirement, quindi essenzialmente il secondo pilastro, ma proveró anche a scrivere di questioni legate a quale stile di vita avere e tenere una volta che ci si autopensiona (in fondo questo post ha parlato maggiormente di questo...)


domenica 15 luglio 2018

Voglio essere un rentier - Intro

Avete mai pensato a quando andrete in pensione? Dove sarete, quanto guadagnerete, cosa farete? Ma soprattutto, siete sicuri di arrivarci in pensione?

Il blog che sto aprendo con questo primo post vuole trattare di un tema specifico, quello che gli americani chiamano early retirement e altri a volte downshifting. Essenzialmente si tratta del poter smettere di lavorare prima di andare in pensione, avendo una rendita che permetta di non dover aver bisogno di uno stipendio fisso dal proprio datore di lavoro.

Perché ritirarsi prima? Ci possono essere varie motivazioni, ovviamente, ma personalmente per me cosa ha portato a perseguire questa scelta sono varie.
Nel corrente clima lavorativo, arrivato a una certa etá si puó avere serie difficolta a trovare un altro lavoro. A meno che non si diventi manager (ma questo é appannaggio di non molti), dai 50 (per non dire 40) sei considerato vecchio e inutile, ed é difficile trovare lavoro. Urge quindi un piano alternativo nel caso si rimanga a piedi in quell'etá.
Il sistema pensionistico italiano, ma europeo in generale é diventato molto meno generoso, quindi onde evitare spiacevoli sorprese é meglio prepararsi prima per avere una vecchiaia serena.
Alla lunga, come diceva Cesare Pavese, lavorare stanca.

Il blog esplorerá tutto ció che si puó fare da un punto di vista finanziario per prepararsi a questa evenienza. Nella rete esistono giá molte risorse al riguardo, ma sono essenzialmente in inglese (man mano metteró i link, forse faró anche qualche recensione). Proveró a creare un punto di riferimento per tutti coloro che hanno questo folle sogno (lo so, ce ne sono molti).

Riguardo me, preferisco al momento non svelare chi sono e rimanere nell'anonimato, ma diciamo che sono un ingegnere di mezz'etá, che al momento vivo all'estero (dove lo suggerisce il mio nick), e che sto seguendo questo sogno con alterne fortune da circa una decina di anni.

Spero questi argomenti vi interessino, ci si legge sempre su questi lidi.