venerdì 30 novembre 2018

Azioni, maledette azioni - parte II ( analisi fondamentale contro analisi tecnica)

Nel precedente post ho iniziato a parlarvi del mercato azionario ed ho introdotto l'analisi fondamentale. Essa é una della scuole di pensiero fondamentali nella valutazione delle azioni. Ricapitolando, l'analisi fondamentale mette l'attenzione sui fondamentali finanziari di un'azienda: tramite tutto un attento studio dei bilanci e delle strategie, si proverá a capire quali societá potranno avere un potenziale tale da avere una crescita degli utili sostenuta, che a sua volta sosterrá un aumento delle quotazioni.

Esiste peró una scuola diametralmente opposta rispetto a quella dell'analisi fondamentale, quella dell'analisi tecnica. Essa parte dal presupposto che in genere il prezzo di un'azione (ma di un asset finanziario in generale) "sconti" giá tutto, cioé che rifletta le aspettative e le informazioni (anche nascoste) generali sull'andamento di un'azienda. Quindi essenzialmente ci sará sempre qualcuno che riuscirá a capire i dati e l'andamento "fondamentali" di un titolo azionario, e di conseguenza il suo prezzo si muoverá molto prima che si sappia il perché. Da tutta una serie di studi statistici e storici sui prezzi degli asset finanziari e ne hanno trovato dei pattern/degli indicatori che sembrano ripetersi. In conclusione, guardando al grafico di un'azione e a tutta una serie di indicatori tecnico/statistici, si potrá capire quale é l'andamento del prezzo e se/quando acquistare e/o vendere.

Per dare un esempio, si veda il grafico sotto, che rappresenta l'andamento dell'indice azionario S&P 500 dallla seconda metá del 2016 fino ad oggi (novembre 2018). Si puó notare che il prezzo é come se si muovesse tra le due rette parallele da me rozzamente disegnate in rosso, siamo quindi, secondo l'analisi tecnica, in presenza di un trend ascendente o trend bull, e le due rette in questione sono la resistenza (quella di sopra) e il supporto.





Ma come capire quando finirá? Uno degli indicatori utilizzati sono le cosiddette figure di inversione. Una di esse é il cosiddetto doppio massimo, quando un prezzo/indice raggiunge due valori massimi simili e intervallati tra di loro (nella figura ho provato a disegnarlo con due rette parallele viola). Il trend é ancora in corso sarebbe interessante capire se effettivamente questa figura sará il preludio all'inversione del trend.
Ci sono molte altre figure e indicatori (medie mobili, stocastici, candele) sviluppati nell'analisi tecnica, questo esempio era solo una specie di introduzione, nella speranza dii farvi avere un'idea della basi di questa tecnica.

Confesso che a me sinceramente all'inizio l'analisi tecnica ricordava un po' l'astrologia. Per quanto quest'ultima non abbia alcun fondamento scientifico, non possiamo negare che sia peró una disciplina con un insieme di regole e adepti/fan che le praticano e seguono. Parimenti l'analisi tecnica non ha delle vere e proprie basi scientifiche, essa si basa su studi statistici e analisi dei pattern che ha portato alla formulazione di varie tecniche predittive. Che ci crediate o no, molti analisti e investitori ne seguono e regole (in rete potete trovare una marea di corsi su di essa).

Chi ha ragione quindi tra fondamentalisti e chartisti (chi segue l'analisi tecnica)? Un po' tutti e due. Recentemente sto rivalutando l'analisi tecnica, nel senso che, osservando da circa una decina di anni l'andamento dei mercati, noto che esistono dei trend di lungo periodo (sia in alto che in basso) e quindi l'analisi tecnica puó essere un valido supporto per individuarli. Esistono anche momenti di follia o demenza collettiva (si pensi alla bolla delle azinede internet negli anni 2000 o a quella delle criptovalute piú recente), e anche in questi casi gli strumenti offertici dall'analisi tecnica possono essere molto di aiuto. Ma alla lunga tutto si riequilibria, proprio, paradossalmente perché il vero valore di un'azione deve riflettere i fondamentali dell'azienda sottostante, nel bene (nel caso di sottovalutazione) come nel male (nel caso di sopravalutazione), cosí come predica l'analisi fondamentale.


domenica 18 novembre 2018

Azioni, maledette azioni - parte I (introduzione)

É il momento di iniziare a parlare del mercato azionario, lo strumento principe dell'investitore/speculatore moderno. Su di esso molto si é scritto e studiato, in rete e in libreria troverete una sterminata bibliografia al riguardo. In questa serie di articoli introdurrò i concetti principali, ma molto lascerò alla vostra iniziativa e approfondimento personale.
Nel tempo mi sono accorto che nell'immaginario collettivo, quello dell'uomo della strada, é considerato essenzialmente un gioco d'azzardo manipolato, ma é davvero così? E soprattutto, come possono esserci utili ai nostri scopi? In precedenti post vi avevo già accennato che ai nostri fini "previdenziali", investire nell'azionario é vitale. 

Cosa é in realtà un'azione? É un quota della proprietà di una società, una singola azione rappresenta una frazione della proprietà dell'azienda in proporzione al numero totale delle azioni. Il possesso di un'azione da diritto a decidere delle sorti dell'azienda stessa, in proporzione alla percentuale di essa che si detiene (se uno ne possiede il 51%, la controlla, ma ne può servire anche di meno a seconda dei casi), e da diritto a essere agli utili della società in proporzione.
Le azioni vengono inizialmente emesse per raccogliere capitali tramite offerta pubblica iniziale, dopodiché sono liberamente trattate sui mercati azionari (in Italia nella Borsa di Milano,  a New York ci sono il NYSE e il Nasdaq etc. etc.) in cui gli investitori normalmente possono venderle/acquistarle al prezzo che vogliono. E qui casca l'asino, direte voi. Cosa ne determina il prezzo? Perché, per dirla papale papale, mi converrebbe pensare di investirci?

Come vi ho detto prima, un azione da diritto in proporzione a una parte degli utili della società. Vi ho introdotto in alcuni post precedenti alle obbligazioni, e se ricordate bene vi ho parlato del fatto che distribuiscono una cedola in proporzione al capitale investito. Solo che in genere questa cedola é costante, e un'obbligazione ha una durata prefissata.. E se considerassimo l'utile di un'azione come una cedola? Potremmo considerare allora un prezzo equo per un'azione come quello che mi da come rendimento almeno quello di un'obbligazione decennale, anzi un po' di più, considerando che un'azione in genere ha un rischio maggiore. Ma, e qui direi sta tutto il succo della questione, gli utili societari possono variare nel tempo. Casi estremi possono essere in positivo le aziende high-tech americane (le varie Google, Amazon, Microsoft, etc.): appena fondate erano relativamente piccole e non facevano utili. Ma con il passare del tempo hanno creato nuovi mercati e sono state protagoniste di una spettacolare espansione, e gli utili di conseguenza sono esplosi, il prezzo di conseguenza ne ha risentito alla grande (controllare la quotazione decennale di una di questi titoli...).  Questo ragionamento terra terra che vi ho appena fatto é un mio modo di vedere una delle due principali scuole di pensiero degli investitori di borsa, la cosiddetta analisi fondamentale. La domanda che si pone siffatta disciplina, essenzialmente é: esistono aziende che per qualche motivo sono a buon prezzo o che hanno il potenziale di avere una spettacolare crescita? Se si, meglio comprarle, che le loro quotazioni andranno bene prima o poi, e io potrei farci un bel gain. L'analisi fondamentale analizza quindi tutta una serie di indicatori (fatturato, utili, debiti, EBITDA e chi più ne ha più ne metta) per individuare le fiche vincenti nel mercato azionario.

Ho pensato di introdurvi questo ragionamento, per convincervi che il mercato azionario non é tutta una montatura e un gioco di azzardo, ma che in ultima istanza i movimenti dei prezzi possono avere, alla lunga, una loro logica o razionale. Nei prossimi post torneremo a parlarne.

Bibliografia/approfondimenti sulle azioni:

Pagina di wikipedia Italia sulle azioni
Pagine di wikipedia EN sulle azioni
Pagina di Investopedia sull'analisi fondamentale (EN)

mercoledì 7 novembre 2018

Cosa mi hanno insegnato i giocatori di football professionisti

A rich man is nothing but a poor man with money. – W. C. Fields
Fino adesso ho parlato maggiormente di argomenti puramente finanziari. Ho sempre detestato i discorsi motivazionali e non mi prefiggo di far cambiare idea alla gente e fondare una nuova setta. In generale mi sento in difficoltá a dare consigli di vita.
Ma voglio essere chiaro: la via per l'indipendenza finanziaria passa anche attraverso un cambio delle proprie convinzioni e soprattutto delle proprie abitudini, specialmente e soprattutto nel caso in cui partiate da zero. 
Se non avete alcun capitale iniziale, dovete crearvi in un qualche modo un surplus. E per crearvelo, potete procedere in due modi direte, guadagnare di più o risparmiare. Ma anche se opterete per la prima via, la chiave del successo sarà il controllare le proprie spese.

Nel mio piccolo sono un grande fan degli sport americani. Come magari sapete, gli atleti professionisti che hanno militato nei campionati tipo NBA o NFL in carriera hanno guadagnato cifre enormi (si parla, nei casi più estremi di circa un centinaio di milioni di dollari). Secondo però alcuni studi, dopo il ritiro molti finiscono in difficoltà economiche finanziarie. Secondo un oramai celebre articolo di Sport Illustrated dal titolo "How (and why) athletes go broke" (traduzione: come (e perché) gli atleti finiscono in bancarotta, il link qui), ad esempio:

- Il 78% dei giocatori di football americano che hanno giocato nella NFL finisco in bancarotta o in ristrettezze economiche a due anni dal ritiro.
- Il 60% dei giocatori NBA (il maggiore campionato professionistico americano e al mondo di basket) sono finiti in bancarotta a 5 anni dal loro ritiro.

Se conoscete bene l'inglese, vi invito a leggere per bene l'articolo. Contiene tutta una lista di cose da non fare, se si vuole avere una vita finanziaria tranquilla. Tra le varie cause di questo fenomeno, viene sempre citato l"esagerato stile di vita e abitudini di spesa a cui si sono assuefatti molti sportivi di successo, che fagocita tutti le loro fonti di reddito, e in secondo luogo perché non hanno idea di come investire e/o si affidano a persone che finiscono per ingannarli.

Si ritorna quindi, a come avevo già scritto, all'importanza di avere una solida cultura finanziaria e di iniziare a risparmiare.