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giovedì 23 maggio 2019

Una strategia per la propria pensione anticipata - parte V

Siamo arrivati al post finale di questa serie, per alcune considerazioni finali e riassuntive. Innanzitutto, condivido il foglio di calcolo che riassume tutti i risultati, qui trovate il link. 

Riassumiamo per l'ennesima volta il risultato finale: se vogliamo accumilare nell'arco di 20 anni un capitale di circa 450000 Euro, necessario per avere una rendita di circa 1500 Euro al meso (secondo la regola del 4%), il minimo che si dovrebbe investire é all'incirca 12000 Euro l'anno. Questo nell'ipotesi di investire questi soldi in ETF, diversificando il 40% in area Euro, 40% sul mercato USA e 20% sui mercati emergenti. Come interpretare questo dato?
La prima cosa da dire é che questo é un limite minimo, sotto il quale un investitore correrebbe molti rischi di non riuscire a raggiungere l'obiettivo che ci si era prefissati. Per essere maggiormente sicuri ovviamente più si investe e più si riesce ad ottenere.
La seconda considerazione da fare, é che il portafoglio utilizzato é in verità altamente rischioso, dato che é sbilanciato interamente sull'azionario. È possibile rischiare di meno e ottenere gli stessi risultati? Certamente, ma in questo caso servirebbero capitali maggiori (i rendimenti dell'obbligazionario o dell'immobiliare sono in genere minori), e quindi ci si ricollega al punto precedente, e cioè a dire che i risultati trovati sono in limite minimo invalicabile.
Un altro appunto da fare é sulla scelta degli ETF che sono stati usati nella simulazione. In molti siti americani che trattano di early retirement sentirete parlare e magnificare i famosi fondi Vanguard, che presentano costi minori rispetto a quelli scelti da me. Come mai non li ho utilizzati? Semplicemente perché non sono quotati ed acquistabili in Italia, quindi fare una simulazione con essi non ha senso, se vogliamo parlare di casi che un risparmiatore italiano é in grado di riprodurre.

Iniziamo a discutere delle performance dei 3 indici scelti. Per l'Europa é stato scelto lo STOXX 600, qui. Secondo i miei calcoli in media ogni anno ha avuto un incremento all'incirca del 7% con una deviazione standard del 20% (si veda sotto per la spiegazione del concetto di deviazione standard e per quale motivo lo reputo importante nel nostro caso). Da notare che l'indice ha avuto un rendimento negativo in 8 anni sui 20 sui quali é esistito. Esistono indici migliori per investire sul mercato europeo? La questione é complessa e la risposta é probabilmente si. Come detto in precedenza ho scelto lo Stoxx 600 in quanto contiente azioni solo dell'area Euro, ma a una prima vista l'Euro Stoxx 50 o anche il mercato tedesco sembrano migliori. Mi riservo di indagare su questo argomento con ulteriori articoli di approfindimento in futuro.
indice creato nel 1998. Trovate un riepilogo dei valori storici annuali

Riguardo all'indice sul mercato americano, lo S&P 500 é una scelta di default. É uno degli indici borsistici più antichi ed esistono dati su di esso dal 1928. In questo articolo vi é un buon riepilogo di tutte le performance passate, per riepilogarle:

- in 88 anni di storia il suo valore si é incrementato annualmente per 64 volte ed é sceso 22
- il rendimento medio annuale é stato del 11% con una deviazione standard del 20% circa

Anche in questo caso esistono alternative come il Dow Jones o il Nasdaq, ma il S&P 500 rimane ancora la prima scelta visto che comprende molte più aziende quotate che fanno parte anche delle altre opzioni.

Arriviamo al caso del MSCI Index, scelto per investire sui mercati emergenti (qui i dati storici). L'indice é abbastanza recente, é stato infatti creato nel 2004 e quindi abbiamo pochi dati storici a disposizione. I dati riepilogativio mostrano che ha avuto un rendimento medio del 9% con una deviazione standard del 29%, ed ha avuto rendimenti negativi 6 anni su 16. Il fatto che abbia la deviazione standard maggiormente alta é sintomo della rischiosità maggiormente alta che ci sono nei mercati emergenti, ma che anche sembrano per adesso retribuire maggiormente i risparmiatori rispetto al caso europeo. Ma un 2% in più di rendimento rispetto allo STOXX 600 valgono il rischio? Notiamo infatti che la variabilità é più alta, il che significa anche che i ribassi possono essere considerevolmente maggiori. Considerato quindi che l'indice nel nostro piano iniziale consisteva nel 20% dell'investimento potrebbe avere senso escluderlo dal proprio portafogli e provare una strategia 50% mercati europei / 50% mercati USA, diminuendo quindi anche un po' le spese.

P.S: riguardo al concetto di deviazione standard (o anche squarto quadratico medio) , si legga la definizione da Wikipedia qui. É un valore che reputo importante in quanto ci fornisce un'indicazione di quanto in media i valori di un indice si discostano dal valore medio, quindi in un certo senso di quanto variano e di quanto si discostano ( 

domenica 12 maggio 2019

Una strategia per la propria pensione anticipata - parte IV

Veniamo da qui.

Durante questa settimana ho ampliato e perfezionato i calcoli dei portafogli ideati nei precedenti post di questa serie, aggiungendo:

- un portafoglio calcolato dai rendimenti storici dall'anno 1998 all'anno 2018
- i portafogli per i periodi 2000-2020, 2001-2021, 2002-2022, 2003-2023. Ricordo che il periodo 2000-2002 é stato un periodo orso per i mercati, quindi era interessante capire come si sarebbe comportato un portafoglio siffatto. I rendimenti per gli anni restanti sono stati calcolati a partire dal rendimento medio dell'indice di riferimento nel caso 2000 - 2020 e 2001-2021. Per i portafogli 2002-2022 e 2003-2023 ho traslato i rendimenti negativi degli anni 2001 e 2002 agli anni finali, simulando quindi un mercato orso alla fine del portafogli.

Per riassumere, il risultato conferma quanto trovato precedentemente: per sperare di accumulare 450K nell'arco di 20 anni il minimo da investire é all'incirca di 12000 Euro l'anno. Si veda il riepilogo qua sotto dal foglio di calcolo che ho usato:


















La media del rendimento dei portafogli é, secondo i miei calcoli, del 6% circa, al netto delle tasse.
Si noti che tra i portafogli simulati vi possono essere casi in cui i rendimenti non sono pari a quelli aspettati (si vedano i casi 1998-2018, 2003-2023 e 2014-2034). Sono questi casi estremi troppo rischiosi? Si e no. Per spiegare meglio, nel caso in cui ci si trovi dopo venti anni di investimento in una di queste situazioni sfortunate, non é detto che tutto sia perduto. Si presume infatti che avendo accumulato un capitale X, non tutto debba essere speso in un anno, ma giusto una frazione di esso. Il restante capitale nel frattempo continuerà ad essere investito e si spera che, dopo una fase ribassista, il mercato sia in rialzo recuperando le perdite. Comunque, secondo i miei calcoli, per evitare questo fenomeno e avere sempre il portafoglio finale pari a 450K,  il capitale annuo da investire dovrebbe essere di 16K circa:


















Altre note metodologiche dei miei calcoli:

- Non sono riuscito a trovare le quotazioni degli ETF per tutti gli anni. Per l'ETF sullo EuroStoxx 50 e S&P 500 le quotazioni storiche partono dall'anno 2010 circa. I prezzi degli anni precedenti sono stati calcolati a partire dal rendimento dell'indice.
- Non sono riuscito a trovare rendimenti o prezzi dell'ETF e indice sugli Emerging Markets precedenti all'anno 2004, per quegli anni ho utilizzato il rendimento medio dell'indice
- Per gli anni in cui i prezzi degli ETF non sono disponibili, i prezzi calcolati non tengono conto dei dividendi (ricordo che ho scelto appositamente ETF ad accumulazione). É quindi possibile che in questi casi il rendimento sia maggiore a quello calcolato (non sono in gradi di quantificare quanto, ma non dovrebbe essere chissà che, nell'ordine del 4-5%).




lunedì 29 aprile 2019

Una strategia per la propria pensione anticipata - parte II

Nel post precedente abbiamo abbozzato un primo portafoglio che deve essere composto in tale maniera:

- 40% mercati Euro
- 40% mercati USA
- 20% mercati emergenti

Proviamo a implementare una tale strategia scegliendo gli indici e i rispettivi ETF. Per quanto riguarda i mercati area Euro, gli indici maggiormente rappresentativi sono l'Euro Stoxx 50, lo STOXX Europe 600 e lo MSCI Europe Index (ovviamente ve ne sono molti altri...). Fare dei raffronti tra i vari é lungo, decidiamo di scegliere il primo in virtù del fatto che contiene esclusivamente azioni di aziende dell'area Euro (gli altri indici contengono anche aziende UK e svizzere). Selezionare un ETF sull'Euro Stoxx 50 é possibile in varie maniere, la rete é prodiga di siti e risorse in tal senso (ad esempio basta andare sul sito della Borsa Italiana, ma in calce a questo post metterò altri link utili.
Per la nostra simulazione ho selezionato questo  ETF iShares in quanto é quello che ha tra i costi più bassi ( 0,1% di commissioni annue), é  ad accumulazione (non distribuisce dividendi ma li reinveste) ed é tra i maggiormente scambiati sul mercato milanese. Questi tre criteri (costi di gestione annui, reinvestimento dei dividendi e liquidità) saranno utilizzati anche nelle seguenti selezioni.

Anche sui mercati USA esistono svariati indici, quelli più noti sono il Dow Jones, il S&P 500 e il . L'ultimo é un indice che rappresenta maggiormente le aziende hi-tech, i primi due sono indici che rappresentano azioni del NYSE (la borsa storica di New York). Seleziono lo S&P 500 in quanto composto da un maggior numero di azioni. Un ETF che possiamo utilizzare per investire su di esso é questo, sempre ad accumulazione e con un 0,07% di commissioni annue ed in dollari.
NASDAQ

Sui mercati emergenti l'indice principe é il MSCI Emerging Markets, che può essere replicato con un ETF Lyxor (qui la scheda sempre dal sito della Borsa Italiana). L'ETF in questione ha un 0.55% di commissioni annue ed é in Euro.

Su quale periodo storico impostare la nostra simulazione? Il primo problema é che i primi due ETF sono stati quotati nel 2010, mentre il MSCI Emerging Markets nel 2008. Il periodo dal 2010 fino ad oggi é stato uno dei maggiori bull market della storia umana quindi in un certo senso la nostra simulazione ne potrebbe essere inficiata. Ma d'altro canto gli ETF hanno iniziato a diffondersi proprio in questo periodo ed é difficile trovare altri strumenti di rimpiazzo. Sarebbe quindi importante avere una simulazione a 20 anni (dal 1999 ad oggi), durante i quali vi sono stati due bull market e due sgonfiamenti importanti.

Discutiamo adesso di un grosso elefante nella stanza che non ho finora toccato: quali sono le spese nell'investire. Nel nostro test terrò conto essenzialmente delle seguenti:

- spese tenuta conto
- spese di compravendita titoli
- tasse sui capital gain

Link utili per individuare gli ETF:

- Sezione ETF del sito della Borsa, link
- Sito Morningstar Italia, link
- JustETF, link

venerdì 5 aprile 2019

Una strategia per la propria pensione anticipata - intro

Fino ad adesso ho essenzialmente trattato di argomenti di finanza generale, obbligazioni, azioni, ETF. Ho provato a fornirvi tutta una serie di elementi teorici e a farvi conoscere gli strumenti principali che serviranno a implementare il nostro agognato scopo. Vi avevo anticipato un primo abbozzo di cosa si tratta in uno dei primi post del blog ( qui ). Ricapitolando, una persona che inizia a lavorare dovrebbe essere in grado di risparmiare un po' di soldi che nel corso degli anni investe sperando di riuscire a maturare un capitale tale da garantirgli una rendita nel corso degli anni.

Cosa voglio provare a fare é simulare un simile piano con strumenti e casi reali, per riuscire a capire (e nel caso dimostrare) se un early retirement é possibile e realizzabile.
Una prima ipotesi é quella che il nostro ipotetico early retirer sia una persona che vive e lavora in Italia e che parta da capitale 0. Ritengo importante puntualizzarlo, in quanto tutti i blog/risorse che trovate in rete si riferiscono a un caso medio di uno statunitense, e quindi si riferiscono al caso USA, dove esiste tutta una serie di regolamentazioni (tassazione, fondi pensione) di cui un italiano non potrà mai godere e usufruire.
Quanto capitale bisogna accumulare? Come forse avrete capito, questa é una domanda molto personale e dipende dallo stile di vita. Nel nostro post iniziale avevo posto come obiettivo di vivere con 1000 Euro al mese, ma forse é un po' poco quindi proveremo a raggiungere una rendita di 1500 Euro al mese, anche per, un certo senso, avere una sorta di cuscinetto in casi di emergenza.
La simulazione che cercherò di fare é la seguente: quanto risparmio annuale e per quanti anni una persona deve riuscire a mettere da parte per raggiungere l'agognato montante di 450000 Euro ( ve la ricordate la famosa regola del 4% )? Ma come calcolare il tutto? Semplicemente calcolando il risultato di investimenti reali nel corso degli anni. Ma a questo punto vi starete chiedendo: si ma quale é questa benedetta strategia? Qui si apre un discorso lungo, ma come avete capito dai precedenti post per me la cosa migliore da fare sarebbe accumulare nel tempo ETF, sbilanciandosi sull'azionario. Nel caso il perché di questa scelta non sia chiara, consideriamo che una persona ha tre principali classi di investimento disponibili: immobiliare, obbligazionario e azionario. Mai stato un grande fan dell'immobiliare e vari studi hanno dimostrato che alla lunga non rende più di tanto rispetto alle altre classi. Ma se siete ancora degli irriducibili considerate questo: se partite da un capitale 0, prima di poter investire in immobili dovrete accumulare un certo capitale iniziale, quindi mettere qualche soldo da parte, che magari a questo punto vorrete far fruttare. E si ritorna quindi alla scelta tra azionario e obbligazionario. Il secondo da rendimenti certi, ma il primo storicamente, anche se maggiormente rischioso, ha un ritorno maggiore (un interessante esercizio però potrebbe essere di simulare anche un piano obbligazionario e confrontarlo con uno puramente azionario, chissà...).
Come ampiamente discusso, per me il miglior modo di investire nell'azionario é di puntare sugli ETF. Se siete particolarmente bravi potete provare con le singole azioni, ma nella maggior parte dei casi non vi crediate di riuscire ad ottenere grandi risultati. Inoltre se non siete proprio degli esperti é abbastanza certo che vi farete del male...
Ma in concreto, come si investe in ETF? Quali scegliere e con quale strategia? Cercheremo di rispondere a queste domande nei prossimi post, alla prossima.


domenica 17 marzo 2019

Recensioni: A Random Walk Down Wall Street

Ho stressato varie volte l'importanza di avere una buona cultura finanziaria nel mondo moderno e come questa é correlata ai fini della riuscita di una possibile pensione anticipata, ed in questo blog ho provato a darvi alcuni rudimenti di essa.
Forse a molti di voi sarà anche venuta voglia di approfondire questo argomento, ma magari non ha idea da dove partire. Nei fatti esiste una discreta quantità di risorse e il neofita paradossalmente e comprensibilmente può essere spaesato. Consiglio quindi una valida risorsa da cui partire in un popolare libro dell'economista Burton Malkiel, A Random Walk Down Wall Street, la cui prima edizione risale al lontano 1973 (ma é stato aggiornato dall'autore nel corso del tempo).
Confesso di averlo letto solo di recente, ne ho sentito parlare per molti anni ma per pigrizia ed altri motivi non lo ho mai letto ed esaminato fino a qualche mese fa, quando decisi di dargli una chance, anche per preparare i post di questi blog. La mia formazione finanziaria é maggiormente da autodidatta, fatta leggendo altri libri e forum di finanza e commettendo molti errori sul campo (diciamo così).  Questo libro, se letto prima, mi avrebbe salvato molto tempo e fatica, e dato un quadro complessivo chiaro nel campo degli investimenti.

A Random Walk Down Wall Street (ne esiste anche una versione italiana, non vi preoccupate) é un libro che analizza le varie scuole di pensiero riguardanti le strategie di investimento nell'azionario.
Si giunge alla conclusione che le quotazioni azionarie sono troppo casuali (random, per dirla all'inglese) per essere predette in maniera consistente, anche dai professionisti del settore. É questa essenzialmente la cosiddetta random walk hypothesis. Un altro modo di spiegare questa teoria é il seguente: prendete un analista/gestore azionario esperto e fategli scegliere delle azioni. Prendete la pagina della quotazioni del Sole24 Ore o di qualsiasi quotidiano, appendetela al muro e scegliete delle azioni tirando a sorte (intendo, lanciando delle freccette contro di essa senza mirare ad alcuna in particolare) In media i risultati che otterrete saranno simili e in molti casi batterete addirittura il gestore.

Si parte spiegando le due principali filosofie di investimento utilizzate dagli investitori: l'analisi fondamentale e l'analisi tecnica. Cosa siano é già stato discusso in questo blog (si veda qui ad esempio), una prima conclusione a cui Malkiel arriva é che entrambi questi approcci possono essere valide, ma in determinati periodi e contesti.
Si procede poi ad un analisi delle principali bolle finanziarie della storia (dalla mitica bolla dei tulipani fino al crash delle dot com del 2000), in questa parte quindi si potrebbe dire che l'autore in un certo senso da esempi in cui l'analisi fondamentale é andata a farsi benedire e l'analisi tecnica ha vinto.
Si ha quindi uno sguardo più attento all'eterno dibattito tra fondamentalisti e chartisti, il libro pende verso i primi: da vari dati e studi si mostra che un'azione alla lunga si allinea ad un suo valore fondamentale, ma con un grosso però: eventi imprevisti (si pensi all'11 settembre) e anche mercati a volte truccati (di scandali e manipolazioni ve ne sono stati nella storia) che fanno deviare i corsi e sono difficili da vedere in anticipo. Come uscire da questa impasse?
Prima di dare i suoi consigli per l'investitore medio, altre tecniche avanzate tipo la modern portfolio theory sono analizzate.
La parte finale, da infine dei consigli sul cosa fare. Malkiel crede che alla lunga, basandosi su tesi storiche, l'investimento azionario comunque rende di  più rispetto all'obbligazionario e l'immobiliare. Per alla lunga si intende un orizzonte temporale di circa 10 anni, in caso contrario si va incontro a grandi rischi e per coprirsi é meglio dedicarsi a investimenti meno rischiosi.
Ma nel caso di voler gettarsi comunque nell'azionario, come agire? Per un non esperto, l'investimento nell'indice é la soluzione migliore. Se proprio si vuole provare investendo in singole azioni, sono dati alcuni consigli pratiche sul come trovarle (non mi dilungo qui nell'esporle).

Molti di questi concetti sono stati fonti di ispirazione ed esposti nella serie di post sulle azioni di cui ho scritto in questo blog ( si veda parte II, parte III e parte IV della serie Azioni, maledette azioni).
In definita il libro é altamente consigliato per formarsi la propria cultura finanziaria e consiglio a tutti coloro che sono anche semplicemente curiosi dell'argomento di leggerlo.


 

martedì 5 marzo 2019

Il mito del mattone

Con questo post mi prometto di andare contro il sentire comune dell'italiano medio e provare a scalfire una delle sue granitiche certezze nel campo degli investimenti: che il mattone sia sempre il miglior affare e l'unica classe dove abbia senso mettere soldi.
Quante volte infatti avrete sentito parlarne (tra amici o al bar) di mettere soldi in un bel immobile quando si arrivava a parlare di soldi? Hai due soldi da parte? Comprati un appartamento ed affittalo! Con i soldi della pigione avrai un rendimento di tutto rispetto e la rivalutazione é certa e sicura! Sono anche abbastanza sicuro che i pochi che seguono questo mio blog si saranno chiesti perché parlo di strumenti astrusi come obbligazioni, azioni o ETF e non ho mai toccato l'argomento dell'investimento in solidi mattoni.

Come funziona un investimento immobiliare credo sia chiaro un po' a tutti: si individua un immobile, che si supponga abbia una certa appetibilità per l'affitto, lo si compra, lo si affitta e ci si gode dell'affitto versato dall'inquilino. Alla lunga se ci si stufa lo si rivende. Se ci fate caso, possiamo il paragonare il tutto ad un investimento in obbligazioni: si compra un titolo di stato che riconosce una cedola fissa (da paragonare all'affitto), l'unica differenza é che un'obbligazione prima o poi scade, viene rimborsata al suo valore nominale. Si potrebbe azzardare quindi un paragone tra i due investimenti, considerando anche la classe di rischio. Per farla breve, persone molto più brave ed esperte lo hanno fatto, proprio di recente sul corriere é uscito uno studio che compara le due situazioni (a dire il vero considera il caso in cui si affitta una casa con Airbnb, che in genere é considerato più redditizio rispetto al caso di affittare a un solo inquilino)  che trovate qui.
Ma come, impossibile! Gli appartamenti in zona mia se li affitti ti danno il 10% di rendimento! Ma che diranno mai! Queste in genere é la reazione che sento a questo tipo di articoli o inchieste da una persona media, e in molti casi gli animi nell'interlocutore si surriscaldano e iniziano le urla e gli improperi.

Vedete, investire in immobili non é una cosa semplice e in genere ci sono una mare di costi e rischi nascosti che le persone normali non considerano. In maniera del tutto sparsa e non esaustiva:

- Costi di transazione: quando comprate un appartamento ci sono alcune spese che dovrete sostenere (agenzia, ad esempio o varie tasse di cui non ricordo esattamente) così come lo rivendete. Spesso e volentieri, prima di affittare dovrete fare qualche lavoro all'immobile, e quindi spendere soldi. Molti spesso non se ne ricordano o tengono conto quando vanno a fare i conti.
- Costi di gestione: sull'affitto che vi pagano, pagherete tasse (ad esempio adesso vi é una cedolare secca del 21%). Inoltre se siete in condominio ci saranno le spese condominiali da pagare. Potrebbero capitarvi anche spese straordinarie (rifacimenti facciate e via discorrendo) e anche quelli andrebbero messi in conto. Molti poi comprano facendo mutuo, e quindi versando interessi ad una banca che sono anche essi a fondo perduto.
- Rischio emittente: quando vi ho parlato di obbligazioni vi ho sempre messo in guardia dal cosiddetto rischio emittente. Una cosa simile esiste anche per gli immobili, siete sicuri al 100% che il proprio inquilino possa pagarvi la pigione? Ovviamente esistono molti inquilini onesti e solventi, ma dipende spesso dalle zone in cui vi trovate e in un certo senso anche dalla fortuna. Fatto sta che se beccate l'inquilino sbagliato e inizia a non pagarvi possono essere dolori, nel senso che esiste il rischio che perdiate qualche mensilità a voi dovuta prima che riusciate a sfrattarlo (e ricorrere a vie legali é un discreto stress, non vi crediate!).
- Rivalutazione: l'uomo medio pensa che il proprio immobile avrà una rivalutazione stratosferica nel corso degli anni. Qui il discorso di fa abbastanza complesso, ma in breve é un effetto che hanno avuto i fortunati che hanno comprato fino a 20 anni fa o negli anni del boom economico (50/60). Chi ha comprato di recente, estremizzando all'apice della bolla immobiliare 2006/2007 ad esempio ancora si trova paradossalmente in perdita. Magari riesce a recuperare in futuro ma non é detto.

Ho provato a raggruppare in tre punti i principali costi/rischi accolti che esistono in un investimento immobiliare e che la gente in genere non considera nelle comparazioni tra investimenti. Aggiungo anche che molti si improvvisano immobiliaristi e sono sicuri che qualsiasi buco che compreranno abbia un valore intrinseco, ma spiacente non funziona in questa maniera. Comprare un immobile in centro a Milano é molto diverso e offre maggiori prospettive rispetto ad acquistare in provincia, ma i costi nel primo caso saranno maggiormente alti e abbasseranno ancora di più i rendimenti rispetti al secondo. In breve: da quel poco che capisco il mercato immobiliare é più complesso di quel che sembra, molto influenzato da dinamiche locali (per questo sconsiglio anche gli investimenti da remoto) e i rendimenti si allineano a quelli del free risk o obbligazionario. Ha quindi senso puntare tutto si di esso? Per i nostri scopi da rentier, io dico, specialmente agli inizi, no.
Se non avete un soldo da parte e vi state costruendo meticolosamente la vostra rendita, puntare tutto su un unico immobile é dal punto di vista pratico non molto praticabile. Questo perché vi serviranno un minimo di 100K per poter puntare ad un immobile da mettere a rendita (in questo caso dovrete anche sottoscrivere un mutuo) per alla fine ottenere un rendimento equiparabile a quello di un'obbligazione. Ne vale veramente la pena?
In realtà esistono delle eccezioni in cui ha senso considerare l'investimento immobiliare:

- Ne ereditate uno (grazie al c...., direte voi). La situazione invero é abbastanza comune in Italia, nonostante tutti i piagnistei che sento: le famiglie italiane sono storicamente zeppe di immobili che possono finire tra i vostri beni e che potete in qualche modo far fruttare.
- Siete del settore, e intendo un muratore o qualcuno che é in grado di risistemare immobili da solo. In questo caso non credo di avere nulla da insegnarvi, ed essendo nel giro saprete meglio di me come muovervi e individuare gli immobili con potenziale (estremizzando, appartamenti in cui c'é bisogno di grossi lavori prima che siano presentabili per un inquilino) e che opportunamente sistemati possono apprezzarsi.
- Avete già un discreto gruzzolo da parte (dal milione in su), in questo caso diversificare in immobili potrebbe avere senso e potreste essere in grado di poter acquistare un immobile appetibile nelle grandi città/zone di pregio dove i tagli interessanti partono dai 400K.

Fermo restando che avere una casa per uso personale é sempre qualcosa che alla lunga bisognerebbe avere, ma questo é un altro paio di maniche e se ne può parlare in altri post.

  

domenica 17 febbraio 2019

Uno sguardo approfondito agli ETF - parte III

Nota iniziale: terzo capitolo della serie sugli ETF, per chi fosse interessato ecco il primo e secondo capitolo.

Cosa possiamo dire ancora sugli ETF? In ordine sparso sono rimaste ancora alcune cose da dire per comprendere appieno questi strumenti e come operarci correttamente. In questo post esporrò alcune considerazioni sparse su di essi.

- Il concetto di NAV: questo era un argomento importante fino a quando non hanno cambiato il regime di tassazione, ma é importante saperlo. L'acronimo significa Net Asset Value ed é essenzialmente il valore di tutte le azioni a prezzi di mercato possedute da un ETF diviso il numero delle quote stesse.
Questo significa che il NAV rappresenta il valore reale di una quota, ma quando comprare/acquistate potete avere valori differenti da esso. Avrei dovuto parlarvene nel post precedente, quando ho disquisito di tracking error.

- La liquidità di un ETF: questo é una problematica comune a tutti gli strumenti di investimento, ma nel contesto degli ETF possiamo definirla come la possibilità di comprarli/venderli facilmente in ogni momento ed a un prezzo allineato il più possibile a quello dell'indice. Per fare un esempio estremo, avete acquistato le vostre quote di ETF in passato e volete rivenderle, andate sul vostro bel conto on line e non vedete alcuna proposta in acquisto e una in vendita. Ma voi volete venderlo a ogni costo, cosa fate? Tecnicamente inserite un ordine al meglio, che significa che dite alla vostra banca di venderlo a qualsiasi prezzo. Cosa succede poi? Che anche l'emittente dell'ETF ve lo compra al prezzo minimo consentito (se vi ricordate hanno un obbligo di tenere un differenziale minimo con il valore reale dell'indice), e poi rivende le azioni della quota sul mercato facendoci un piccolo guadagno. Sono cifre minime, ma un po' da fastidio... Per legge questo non può accadere, data che da regolamento un emittente deve presentare almeno un offerta in acquisto ed una in vendita. Ma anche in questo caso, come dire, potrebbe fare il bello e cattivo tempo e presentare offerte al limite...
Quindi sarebbe meglio se ci fossero molte offerte in vendita e acquisto, in maniera da avere in ogni momento il prezzo allineato il più possibile al valore reale o NAV. 
Considerando che ci sono molti emittenti di ETF che spesso offrono prodotti sugli stessi indici, un possibile criterio per selezionare quello giusto é anche tenere conto di questi aspetti, controllando se in media l'ETF ha un volume di compravendita maggiore rispetto ad altri. Come si fa? Esistono una marea di siti finanziari con questi dati, ma anche sul sito di Borsa Italiana potete farvi un'idea. Facendo ad esempio il caso del nostro ETF sul MIB presentato nel primo post di questa serie, dal sito di Borsa Italiana (qui il link), avete i dati di quanto viene scambiato (numero di contratti giornalieri/mensili e il loro controvalore)

- La fiscalità di un ETF: tra i vari costi che vi sono nell'operare negli ETF bisogna tenere in considerazione anche ovviamente le tasse da pagare. Quanto sono? La tassazione é stata semplificata a partire dal 2014 (prima bisognava tenere conto del NAV al momento della vendita/acquisto), ed in breve é del 26% sui possibili guadagni (comprate ad un prezzo minore di quello a cui rivendere e l'aliquota si applica al guadagno fatto) e sulle possibile cedole distribuite. Al riguardo di questo ultimo punto, ribadisco la mia preferenza per gli ETF ad accumulo, che non distribuiscono cedole ma le reinvestono aumentando il prezzo degli ETF, anche per motivi di semplificazione fiscale

- Rischio valuta: molti ETF in realtà sono in dollari americani. Generalmente gli ETF sulle borse europee sono in Euro, ma molti si riferiscono a mercati extra UE (quelli USA tipo Nasdaq o Dow Jones, o anche il Nikkei giapponese o il BOVESPA brasiliano) e anche se quando li comprate versate Euro, il loro valore é in dollari americani (controllate la cosiddetta valuta di denominazione), vi esponete quindi anche al rischio cambio. Il deprezzamento/apprezzamento influirà sul valore dell'ETF. Esistono ETF che coprono da questo rischio, i cosiddetti ETF Hedged, che garantiscono che il prezzo rimane costante rispetto al valore dell'indice, ma al prezzo di maggiori commissioni di gestione (ma in genere non particolarmente maggiori).

Direi che con questo abbiamo finito la  nostra descrizione degli ETF. In questa serie mi proponevo di descrivervi gli aspetti salienti di questi strumenti finanziari e darvi alcuni criteri di scelta. Rimane adesso una domanda da un milione di dollari, come, quando e perché utilizzarli in una strategia di costruzione di una rendita, ma di questo parlerò in futuro.

Vi lascio per adesso con alcuni link informativi che potete trovare anche semplicemente googlando, e che invero ho utilizzato io stesso nella preparazione di questi post:


domenica 13 gennaio 2019

Azioni, maledette azioni parte IV (il risparmio gestito)

Continuiamo a parlare di come gestire il proprio investimento nell'azionario.  Siamo giunti alla conclusione che invero le azioni hanno un lore ben preciso potenziale e permettono in genere rendimenti e ritorni in genere più alti rispetto alle ben  più sicure obbligazioni. Ma eravamo giunti anche alla conclusione che scegliere quelle vincenti non è impossibile ma molto difficile e che bisognerebbe anche avere una decente diversificazione su vari titoli. Come uscirne da questo problema?

Una soluzione che la gente ha adottato per molto tempo è affidare i propri soldi ad altri, il cosiddetto  risparmio gestito. In pratica, sottoscrivere dei fondi di investimento. Cosa sono? In pratica un fondo di investimento può essere descritto come un insieme di persone che mette insieme dei soldi per investirli assieme, affidandoli ad una persona esperta che riesca a farli fruttare, si spera, decentemente. Esistono una varietà di tipologie di questi fondi (obbligazioni, immobiliari) ma, visto che stiamo parlando di azioni, ci concentreremo su quelli azionari.
I fondi azionari sono in genere offerti da società specializzate che vendono quote di queste tipologie di investimenti investendoli per conto del sottoscrittore in azioni. Essenzialmente vendono un servizio di consulenza di investimento, il presupposto è quello che sono gestiti da un gruppo di esperti (analisti, investitori, etc.) che sono in gradi di individuare i titoli giusti e garantire quindi un rendimento di rispetto, anche se non danno alcuna garanzia di avere guadagni, come quando si investe nelle azioni. All'interno dei fondi azionari una distinzione che si fa é quella settoriale. Esistono fondi che investono solo sul mercato americano o tedesco o giapponese. O fondi che si concentrano su aziende di determinati settori (tecnologico, minerario, farmaceutico).
Ovviamente non lo fanno gratuitamente, ma si fanno pagare della commissioni, che possono rientrare nelle seguenti categorie:

Photo by Chris Liverani on Unsplash
- Commissioni di ingresso/uscita: ogni volta che si compra una quota di questi fondi, una percentuale della quota viene incassata dal gestore e il resto investito. Ad esempio se si compra una quota di tipo 1000 euro, e le commissioni di ingresso sono il 2%, il gestore incassa 20 euro e i restanti 998 sono investiti.
- Commissioni di gestione: ogni anno, dalla quota investita (inclusi eventuali guadagni) viene prelevata una parte per pagare i gestori. Ad esempio se si sono investiti 1000 euro e le commissioni di gestione sono l'1%, questo significa che il gestore si prenderà 10 euro l'anno. La commissione di gestione media in genere varia dall'1% al 4% (un valore medio è quello del 2%).

Tipicamente questi costi non devono essere pagati subito, ma sono dedotti direttamente dalle quote. Questo significa che quando si liquida il proprio investimento in un fondo, si riceveranno indietro i propri soldi dopo che un gestore si è preso tutte le sue commissioni, in pratica una volta comprato un fondo non bisogna pagare costi aggiuntivi ma saranno dedotti automaticamente dalla quota.

Ma le commissioni che si pagano, valgono veramente il servizio offerto? O per dirla in altro modo, i fondi sono il migliore investimento possibile nell'azionario? É la classica domanda da un milione di dollari, su cui molto si é dibattuto. Come prima cosa, bisogna anche precisare come il quantificare se un rendimento offerto da un fondo é veramente buono o no, come paragonarlo ad altri? Di sicuro, si spera che renda di più rispetto a un'obbligazione, in quanto più rischiosa. Ma anche se fosse, come si fa a distinguere tra i vari fondi offerti e a scegliere il migliore?
Per farla breve, per giudicare il rendimento di un fondo, bisognerebbe rapportarlo a qualche benchmark che é di solito la performance media dell'indice azionario di riferimento nel determinato periodo. Cosa é un indice di riferimento? Per farla breve, é una selezione di azioni di un determinato mercato (USA, Germania o Italia) che é considerato rappresentativo di esso. Ad esempio il cosiddetto indice MIB che sentite spesso citato al telegiornale (formalmente adesso indice FTSE MIB) é un paniere di titoli che comprende le azioni delle 40 più importanti società italiane per capitalizzazione (valore totale). Un indice quindi, ci da un'indicazione dell'andamento generale di una borsa o anche di un settore (esistono anche indici settoriali). Se vogliamo giudicare un rendimento di un fondo azionario in un determinato anno, ci conviene rapportalo all'indici di riferimento (il mercato su cui investe): se é più alto di esso, possiamo dire che il gestore ci ha saputo fare, altrimenti non é che sia stato questo fenomeno...
Per tornare alla nostra domanda originaria (i fondi di investimento sono vantaggiosi per un investitore medio): no, anche i gestori di fondi di investimento non sono questi fenomeni e non vi crediate di ottenere da loro ritorni mirabolanti. La prova di questo: anni e anni di studi statistici sui rendimenti ottenuti e le conclusioni sono che raramente anche i pro riescono a ottenere grandi risultati, e se li ottengono sono per lo più casuali (se googlate in inglese, troverete vari articoli che ne parlano, tipo questo o questo)

mercoledì 7 novembre 2018

Cosa mi hanno insegnato i giocatori di football professionisti

A rich man is nothing but a poor man with money. – W. C. Fields
Fino adesso ho parlato maggiormente di argomenti puramente finanziari. Ho sempre detestato i discorsi motivazionali e non mi prefiggo di far cambiare idea alla gente e fondare una nuova setta. In generale mi sento in difficoltá a dare consigli di vita.
Ma voglio essere chiaro: la via per l'indipendenza finanziaria passa anche attraverso un cambio delle proprie convinzioni e soprattutto delle proprie abitudini, specialmente e soprattutto nel caso in cui partiate da zero. 
Se non avete alcun capitale iniziale, dovete crearvi in un qualche modo un surplus. E per crearvelo, potete procedere in due modi direte, guadagnare di più o risparmiare. Ma anche se opterete per la prima via, la chiave del successo sarà il controllare le proprie spese.

Nel mio piccolo sono un grande fan degli sport americani. Come magari sapete, gli atleti professionisti che hanno militato nei campionati tipo NBA o NFL in carriera hanno guadagnato cifre enormi (si parla, nei casi più estremi di circa un centinaio di milioni di dollari). Secondo però alcuni studi, dopo il ritiro molti finiscono in difficoltà economiche finanziarie. Secondo un oramai celebre articolo di Sport Illustrated dal titolo "How (and why) athletes go broke" (traduzione: come (e perché) gli atleti finiscono in bancarotta, il link qui), ad esempio:

- Il 78% dei giocatori di football americano che hanno giocato nella NFL finisco in bancarotta o in ristrettezze economiche a due anni dal ritiro.
- Il 60% dei giocatori NBA (il maggiore campionato professionistico americano e al mondo di basket) sono finiti in bancarotta a 5 anni dal loro ritiro.

Se conoscete bene l'inglese, vi invito a leggere per bene l'articolo. Contiene tutta una lista di cose da non fare, se si vuole avere una vita finanziaria tranquilla. Tra le varie cause di questo fenomeno, viene sempre citato l"esagerato stile di vita e abitudini di spesa a cui si sono assuefatti molti sportivi di successo, che fagocita tutti le loro fonti di reddito, e in secondo luogo perché non hanno idea di come investire e/o si affidano a persone che finiscono per ingannarli.

Si ritorna quindi, a come avevo già scritto, all'importanza di avere una solida cultura finanziaria e di iniziare a risparmiare.

martedì 16 ottobre 2018

Appunti sparsi e disordinati sulle obbligazioni - parte III e prime conclusioni

Abbiamo trattato il tema delle obbligazioni già in due post (si veda qui e qui). L'argomento di per se é molto vasto e si potrebbero scriverne ancora, per adesso vorrei precisare che:

- Ho trattato finora del caso di obbligazioni in Euro e paesi di area Euro. Teoricamente si potrebbe investire anche in obbligazioni in valuta estera, ma in questo caso ci si espone al rischio cambio (in teoria potrebbe andare anche meglio, ma nella maggior parte dei casi no).
- Sempre riguardo al rischio, é importante saper scegliere bene l'emittente. Come giá scritto, se si scelgono obbligazioni statali si hanno piú garanzie agli emittenti corporate (aziende). Si dovrebbe guardare ai famigerati e discussi rating, che a volte possono anche topparci alla grande, ma in generale danno un indicazione valida.

Quando e perché utilizzare le obbligazioni ai fini di una rendita? Le obbligazioni sono umanamente considerate la classe di investimento più sicura e meno rischiosa, inoltre garantiscono un flusso di capitale (cedole) nel tempo, son quindi lo strumento ideale al nostro scopo?


In un certo senso si, se si vuole avere una rendita garantita, si puó pensare a crearsi una rendita con il solo flusso delle cedole che potremmo usare come rendita. Ipotizziamo ad esempio di utilizzare un BTP decennale, che al momento in cui scrivo rende un 3% circa annuo (lordo, andrebbero tolte le tasse ma per adesso prendiamolo per buono). Riferendoci ad un esempio in cui ci accontentiamo di 1000 euro al mese, per avere tale rendita dovremmo ad esempio avere a disposizione un capitale di 400000 euro circa, e questo senza peró avere una rivalutazione. Questo capitale sarebbe piú di quanto prescritto dalla regola del 4% , per la quale, investendo opportunamente (bisognerebbe avere una componente azionaria molto maggiore), si avrebbe la stessa rendita, rivalutata con l"inflazione ed ancora intatta dopo 30 anni.
Conclusione: campare di obbligazioni é possibile, fattibile e meno rischioso, ma ci vuole un capitale piú consistente rispetto al normale... Non trovo studi al riguardo, ma stimerei un 50% almeno in piú rispetto al capitale che la regola del 4% prescrive.
Inoltre, in una eventuale fase di accumulo di capitale, i rendimenti generati dall'obbligazionario non sono  in genere comparabili con quelli dell'azionario e di conseguenza sono non adatti a generare una somma maggiore.
Quando impiegare quindi le obbligazioni e perché ve ne parlo? Tradizionalmente le obbligazioni sono considerate un investimento "conservativo", atto piú a preservare un capitale. É in genere saggio, una volta accumulato un capitale, investirne almeno una parte in bond, in modo di avere almeno un cuscinetto per eventuali perdite sull'azionario. Quanto? Per adesso mi sento di dire che una parte tra un minimo del 25% e un massimo di un terzo/40% potrebbe bastare.
Vi ho iniziato a parlarne perché le considero generalmente la base di partenza della conoscenza finanziaria di base e utili per spiegare altri concetti relativi all'azionario.

lunedì 30 luglio 2018

L'importanza della cultura finanziaria e del risparmio

Se avete letto i post di questo blog, vi sarete accorti che parlo spesso di concetti quali capitale accumulato ed investimenti. Se veramente volete seguire il sogno di andare in pensione prima e vivere di rendita, come avrete capito, avrete bisogno di avere un capitale da parte e di fare in modo di farlo fruttare, quindi in definitiva saperlo investire.
Questo blog non si pone di trattare di finanza e investimenti, ma gli argomenti sono strettamente legati e giocoforza sconfineró in essi. In futuro credo quindi che tratteró il tema degli investimenti in generale, provando a spiegare le generali classi di investimento e scrivendo articoli sul loro andamento generale.
Al giorno di oggi avere una buona e sana cultura finanziaria dovrebbe essere indispensabile per tutti, l'argomento per me dovrebbe essere materia di studio obbligatoria nelle scuole. Ma mi accorgo che molta gente, semplicemente, non ne sa molto e sembra non curarsene. Farsi una cultura finanziaria al giorno d'oggi non é particolarmente complicato, la rete é piena di risorse e molti libri sono stati scritti al riguardo: basta quindi giusto la buona volontá, avere rudimenti di matematica e sale in zucca.
Non fate affidamento a soggetti terzi (tipo banche e consulenti finanziari): in genere in questi settori i conflitti di interesse sono alti e i costi anche, che vi ritroverete con amare sorprese.
L'unica eccezione che mi viene in mente, é quella in cui siate fortunati da avere a disposizione capitali ingenti, che potete convertire in rendite o affidare a consulenti indipendenti, ma anche li dovete stare attenti a vigilare attentamente.
Altro tema spesso sottaciuto é quello del risparmio. Molti non risparmiano affatto e campano alla giornata, mentre dovrebbero pensare a mettere qualcosa da parte, se no vogliono trovarsi con brutte sorprese in caso di imprevisti. So che risparmiare é difficile, soprattutto se si vive in Italia con il mercato del lavoro che vi é al momento, ma spero che almeno vi poniate il problema di mettere da parte qualcosa.