domenica 17 febbraio 2019

Uno sguardo approfondito agli ETF - parte III

Nota iniziale: terzo capitolo della serie sugli ETF, per chi fosse interessato ecco il primo e secondo capitolo.

Cosa possiamo dire ancora sugli ETF? In ordine sparso sono rimaste ancora alcune cose da dire per comprendere appieno questi strumenti e come operarci correttamente. In questo post esporrò alcune considerazioni sparse su di essi.

- Il concetto di NAV: questo era un argomento importante fino a quando non hanno cambiato il regime di tassazione, ma é importante saperlo. L'acronimo significa Net Asset Value ed é essenzialmente il valore di tutte le azioni a prezzi di mercato possedute da un ETF diviso il numero delle quote stesse.
Questo significa che il NAV rappresenta il valore reale di una quota, ma quando comprare/acquistate potete avere valori differenti da esso. Avrei dovuto parlarvene nel post precedente, quando ho disquisito di tracking error.

- La liquidità di un ETF: questo é una problematica comune a tutti gli strumenti di investimento, ma nel contesto degli ETF possiamo definirla come la possibilità di comprarli/venderli facilmente in ogni momento ed a un prezzo allineato il più possibile a quello dell'indice. Per fare un esempio estremo, avete acquistato le vostre quote di ETF in passato e volete rivenderle, andate sul vostro bel conto on line e non vedete alcuna proposta in acquisto e una in vendita. Ma voi volete venderlo a ogni costo, cosa fate? Tecnicamente inserite un ordine al meglio, che significa che dite alla vostra banca di venderlo a qualsiasi prezzo. Cosa succede poi? Che anche l'emittente dell'ETF ve lo compra al prezzo minimo consentito (se vi ricordate hanno un obbligo di tenere un differenziale minimo con il valore reale dell'indice), e poi rivende le azioni della quota sul mercato facendoci un piccolo guadagno. Sono cifre minime, ma un po' da fastidio... Per legge questo non può accadere, data che da regolamento un emittente deve presentare almeno un offerta in acquisto ed una in vendita. Ma anche in questo caso, come dire, potrebbe fare il bello e cattivo tempo e presentare offerte al limite...
Quindi sarebbe meglio se ci fossero molte offerte in vendita e acquisto, in maniera da avere in ogni momento il prezzo allineato il più possibile al valore reale o NAV. 
Considerando che ci sono molti emittenti di ETF che spesso offrono prodotti sugli stessi indici, un possibile criterio per selezionare quello giusto é anche tenere conto di questi aspetti, controllando se in media l'ETF ha un volume di compravendita maggiore rispetto ad altri. Come si fa? Esistono una marea di siti finanziari con questi dati, ma anche sul sito di Borsa Italiana potete farvi un'idea. Facendo ad esempio il caso del nostro ETF sul MIB presentato nel primo post di questa serie, dal sito di Borsa Italiana (qui il link), avete i dati di quanto viene scambiato (numero di contratti giornalieri/mensili e il loro controvalore)

- La fiscalità di un ETF: tra i vari costi che vi sono nell'operare negli ETF bisogna tenere in considerazione anche ovviamente le tasse da pagare. Quanto sono? La tassazione é stata semplificata a partire dal 2014 (prima bisognava tenere conto del NAV al momento della vendita/acquisto), ed in breve é del 26% sui possibili guadagni (comprate ad un prezzo minore di quello a cui rivendere e l'aliquota si applica al guadagno fatto) e sulle possibile cedole distribuite. Al riguardo di questo ultimo punto, ribadisco la mia preferenza per gli ETF ad accumulo, che non distribuiscono cedole ma le reinvestono aumentando il prezzo degli ETF, anche per motivi di semplificazione fiscale

- Rischio valuta: molti ETF in realtà sono in dollari americani. Generalmente gli ETF sulle borse europee sono in Euro, ma molti si riferiscono a mercati extra UE (quelli USA tipo Nasdaq o Dow Jones, o anche il Nikkei giapponese o il BOVESPA brasiliano) e anche se quando li comprate versate Euro, il loro valore é in dollari americani (controllate la cosiddetta valuta di denominazione), vi esponete quindi anche al rischio cambio. Il deprezzamento/apprezzamento influirà sul valore dell'ETF. Esistono ETF che coprono da questo rischio, i cosiddetti ETF Hedged, che garantiscono che il prezzo rimane costante rispetto al valore dell'indice, ma al prezzo di maggiori commissioni di gestione (ma in genere non particolarmente maggiori).

Direi che con questo abbiamo finito la  nostra descrizione degli ETF. In questa serie mi proponevo di descrivervi gli aspetti salienti di questi strumenti finanziari e darvi alcuni criteri di scelta. Rimane adesso una domanda da un milione di dollari, come, quando e perché utilizzarli in una strategia di costruzione di una rendita, ma di questo parlerò in futuro.

Vi lascio per adesso con alcuni link informativi che potete trovare anche semplicemente googlando, e che invero ho utilizzato io stesso nella preparazione di questi post:


giovedì 7 febbraio 2019

Uno sguardo approfondito agli ETF - parte II

Continuiamo la nostra trattazione degli ETF ( la prima parte di questa serie la trovate qui ).

Come funziona realmente un ETF? E come é possibile sottoscriverlo/acquistarlo? Come forse avrete capito, gli ETF sono come dei titoli liberamente acquistabili sui mercati finanziari, come un azione qualsiasi, ed in particolare sono disponibili per un investitore italiano sulla borsa di Milano (tecnicamente il mercato ETFPlus, qui la sezione sul loro sito). Visto quello che abbiamo detto finora, a qualcuno può essere venuto il seguente dubbio: noi stiamo comprando un paniere di titoli, che si suppone abbia un valore definito, quindi mi aspetterei che un ETF abbia un valore fisso nel tempo, che replichi esattamente il valore di questo indice. Come é quindi possibile che sia negoziato online (significa che il prezzo é fluttuante in maniera quasi istantanea)?

Proviamo a spiegare il tutto partendo dalle basi e con un esempio molto semplificato. Supponiamo di avere un indice composto solo da due titoli, A e B. Sulla borsa trovate un ETF su questo indice, chiamiamolo X, emesso da un'azienda finanziaria fittizia chiamata ETFY. Cosa fa in realtà ETFY? Raccoglie soldi sul mercato per comprare i titoli che compongono l'indice X e creare una quota del proprio ETF. Supponiamo che una quota di questo ETF contenga esattamente le due azioni di cui sopra, che in un determinato istante valgono una 20 e l'altra 10 euro, il valore della quota dovrebbe essere quindi di 30 euro. Supponiate che volete comprare questo ETF, cosa succede in realtà? Andate sul vostro bravo conto on line, vedete un'offerta di vendita di che so, 1000 pezzi a 30 euro da ETFY, ne comprate 10 titoli (o quote, in questo contesto possiamo considerarli sinonimi) sul mercato. Usando un primo semplicissimo modello, ETFY si prende  300 euro da voi, compra 10 azioni di A, 10 azioni di B e le deposita presso la propria banca fiduciaria. Complimenti, avete acquistato la vostra prima quota di ETF! Sul vostro conto titoli risulterete possessori di X, che é come avere le corrispettive azioni A e B in un qualche conto della banca fiduciaria di ETFY.
Ma come forse saprete, le azioni sono negoziate in tempo continuo, e il loro valore fluttua costantemente, per adesso supponiamo che dopo un anno vi siete stufati, volete vendere la vostra bella quota dell'ETF X. Dopo un anno fortunatamente A vale 22 e B 15, andate sul vostro bellissimo conto on-line e notate che la quota adesso vale 370 euro. Cosa fa ETFY? Per adesso diciamo che é come se prelevasse le azioni dalla vostra quota dalla banca fiduciaria, le rivendesse per voi e indietro vi da 370 euro. Semplice, no!
Peccato che nei fatti questo é molto irrealistico, per tutta una serie di motivi che potremmo riassumere in:

- le azioni sottostanti ad un indice sono negoziate in tempo reale continuamente e il loro valore varia continuamente, un emittente di ETF molto difficilmente riuscirà a comprare/replicare in maniera perfetta il prezzo.
- quando comprate un azione sul mercato, significa che non siete l'unico venditore/compratore di un titolo (eccetto l'emittente dell'ETF stesso), ci saranno molti altri come voi che acquisteranno e/o compreranno immettendo ordini al proprio prezzo (c'é ad esempio chi metterà un prezzo leggermente inferiore al vostro e viceversa).
- a volere essere maliziosi o complottisti: chi mi garantisce che ETFY realmente replichi l'indice? Gli emittenti di ETF possono (e nei fatti pare anche lo facciano) sfruttare molte discrepanze. Tornando al nostro esempio, supponiamo che al momento del nostro acquisto trovate una quota in vendita a 30 euro, mentre le azioni sottostanti valgono 29,8. Una emittente comprando le suddette azioni realizzerebbe un piccolo guadagno di 0,2 comprandole sul mercato e rivendendole a voi sotto forma di una quota di un ETF, senza che voi neanche ve ne accorgiate. O anche, nel caso della vendita a 37, nel caso il valore del sottostante azionario sia 37,2, vendendo le azioni della quota l'emittente realizzerebbe un piccolo guadagno di 0,2 euro. Questo é il cosiddetto effetto arbitraggio. Come si viene garantiti in sostanza?

Tutto questo per introdurre il cosiddetto tracking error: come forse avrete capito é praticamente impossibile avere una replica perfetta dell'indice sottostante, in quanto in genere gli indici sono molto più complessi e variegati dello stupido esempio che vi ho appena fatto, quindi é inevitabile che una discrepanza tra indice e quota vi sia.
La risposta é che gli emittenti sono tenuti per legge a garantire un certo spread (differenza) tra il prezzo a cui vendono le quote e le acquistano, con il valore dell'indice (i vari mercati azionari sono rigidamente regolamentati da leggi). Inoltre il fatto che molti altri attori operino sul mercato in acquisto/vendita garantisce una certa liquidità che fa allineare i prezzi (ad esempio molti altri soggetti/società finanziarie provano a fare arbitraggi sugli stessi ETF, paradossalmente restringendo la forchetta dei prezzi tra valore indice e valore ETF (i guadagni di 0,2 euro per azione possono essere considerati ridicoli, ma se considerate i veri volumi di acquisto/vendita che circolano iniziano ad essere interessanti). Ma in ogni caso, come avrete capito, un certa differenza tra valore di un ETF e dell'indice sottostante é inevitabile.

Il problema del tracking error ci permette di introdurre un'altra classe di ETF, i cosiddetti swap based ETF. Cosa sono? Tornando all'esempio precedente e in tutti quelli fatti finora, abbiamo sempre detto e assunto, che un emittente di un ETF detiene le azioni di un indice presso la banca fiduciaria, ed é come se, detenendo una quota di un ETF, si sia detentori delle azioni stesse. Questo ha anche un altro interessante vantaggio: nel caso l'emittente fallisca, si é tutelati dal fatto che le azioni sono depositate presso un'altra banca e quindi non toccate dal fallimento.
Gli ETF swap based sono invece una particolare classe di ETF che non replica l'indice comprando direttamente i titoli sottostanti, ma comprando degli strumenti finanziari chiamati total-return swap. In ambito finanziario, un total-return swap può significare molte cose (si veda la pagina su wikipedia ), ma nel contesto di un ETF ve la posso spiegare in questo modo: la società che emette ETFY trova un'altra azienda finanziaria (una banca ad esempio), che é disposta a corrispondergli, dietro pagamento, il valore dell'indice. In versione molto sofisticate, questo contratto può anche essere molto più complesso di come ve lo ho presentato (scusatemi ma certe sottigliezze dell'ingegneria finanziaria non arrivo a capirle), ma il succo é: se comprate un ETF swap based non sarete in alcun modo detentori di alcun titolo, ma che i soldi che avete versato all'emittente all'acquisto sono depositati in contante in qualche banca e replicheranno nel tempo quello di un indice.
Come questo avvantaggia un investitore? La questione é molto dibattuta, ma essenzialmente questa tipologia di ETF promette un tracking error più basso, e quindi in genere costi ridotti. Inoltre in molti paesi, rispetto a un ETF normale ci sono dei vantaggi fiscali (ma non per il caso italiano).
Ma uno svantaggio di questo ETF é che ha un rischio emittente più alto, in caso di fallimento della cosiddetta controparte (nel nostro esempio la banca che offre il contratto di swap), tutti i soldi dell'investitore saranno persi. Non ho statistiche a portata di mano sull'incidenza di questi fallimenti, storicamente non ne ricordo uno, ma é comunque un elemento di incertezza che non fa propendere verso questa classe di strumenti.
In definitiva ha senso preferire uno swap based ETF rispetto ad uno normale? Non proprio, ma giusto se ne trovate uno equivalente con commissioni più basse e liquidità maggiore.