domenica 23 giugno 2019

Recensioni: Rich dad poor dad

Rich dad poor dad ( in italiano Padre ricco padre povero ) é un libro dello scrittore e imprenditore statunitense Robert Kiyosaki sul tema dell'educazione e indipendenza finanziaria. È tuttora un bestseller a livello mondiale e viene consigliato da vari siti sull'argomento dell'early retirement, quindi mi sembra utile trattarne in questo blog.
Per dare un primo giudizio, il libro non é secondo me utile e interessante. L'autore é anche uno di quei guru del marketing che vende i propri corsi e seminari vendendo maggiormente slogan motivazionali, un tipo di personaggio per il quale non ho mai avuto particolare simpatia. Ammetto quindi di essere prevenuto nei suoi confronti, ma il tutto si riflette sulla sua opera e quindi non riesco a prescindere da questo aspetto.

Nel libro si racconta la storia di un ragazzo che cresce con il suo vero padre e uno "adottivo" che hanno due caratteri diametralmente opposti. Il primo, il padre povero, crede nei principi tradizionali del lavorare duro, studiare, ottenere un buon lavoro e risparmiare ma che alla fine ha sempre problemi ad arrivare a fine mese (nonostante abbia applicato tutti i principi che professa). Il secondo é invece il padre "ricco" non ha terminato gli studi ma é sempre stato furbo ed ha capito le basi dell'educazione finanziaria, riuscendo a costruirsi un piccolo impero per se con varie attività imprenditoriali e investendo. Il libro quindi si sviluppa con i vari insegnamenti che il padre ricco insegna al ragazzo e che sono nell'ordine (riassumo i principali):

- I ricchi non lavorano, avere un lavoro normale non porterà mai a una vera ricchezza. I veri ricchi fanno lavorare il denaro per loro.
- Le scuole non insegnano nulla di utile, e men che meno l'educazione finanziaria. Nella vita é più importante avere skills manageriali e di business che avere un'educazione universitaria formale.
- Bisognerebbe investire in asset che generano soldi, l'autore ne elenca vari ma afferma che l'immobiliare a le azioni sono quelle che gli hanno dato maggiori soddisfazioni. Tratta maggiormente il caso del real-estate e come farlo fruttare.
- C'é poi tutta una parte che parla del vantaggio di avere una propria azienda e di come sfruttarla per pagare meno tasse.

Questi sono in sintesi i contenuti del libro, diluiti in mezzo a tutta una serie di parabole e slogan motivazionali.
L'opera in se offre degli spunti interessanti, giustamente stressa l'importanza che ha al giorno di oggi una buona cultura finanziaria e incoraggia a studiare per acquisirne una. Ma per il resto non vedo particolari punti di interesse in quello che il libro dice. La parte sui reali consigli di investimento é particolarmente lacunosa, vengono trattati maggiormente gli immobili. L'autore é anche famoso per i suoi consigli sugli investimenti immobiliari (pare sia specializzato in corsi che insegnano come sfruttare le aste fallimentari per accaparrarsi immobili a buon prezzo, come anche un suo discepolo italiano fa) e come sapete non sono un grande fan di questo tipo di investimenti (ne ho trattato qui). Traspare poi una certa insofferenza verso la vita di un normale lavoratore salariato contrapposta alla furbizia e "smartness" dell'imprenditore, che ha capito tutto nonostante non sia andato all'università, che francamente trovo stucchevole e leggermente fastidiosa ( sarà forse perché faccio parte della prima specie). Al riguardo farei anche notare che l'autore é finito in bancarotta con le sue attività imprenditoriali (si veda qua ad esempio).

In definitiva "Padre ricco padre povero" é un'opera dalla quale non aspettarsi niente di che e che non vi consiglio di leggere ne quanto meno di acquistare nel caso volgiate farvi un'educazione finanziaria. 

mercoledì 12 giugno 2019

Contributi INPS: croce e delizia

In questo post mi prometto di trattare il tema della pensione pubblica e di come essa possa essere usata ai nostri scopi. Assumo infatti che abbiate tutti uno straccio di lavoro e che siate relativamente giovani. Verserete quindi dei contributi alla nostra cara INPS che magari un giorno vi renderanno una pensione, o no? E ne vale la pena? Per adesso anticipo che, nonostante tutto il male che se ne dice, ha senso provare ad accumulare i requisiti minimi previsti dalla legge per accedere alla pensione.
Una precisazione da fare al momento é la seguente. Se avete seguito i giornali in questi ultimi venti anni vi sarete accorti che le leggi e i regolamenti riguardanti la pensione pubblica sono cambiate spesso nel corso degli anni, quindi le informazioni di questo post possono essere datate, nel caso vi capitiate dopo un po' di tempo.
Seconda precisazione: in questo post si tratterà il caso della cosiddetta pensione di vecchiaia. L'INPS prevede altri trattamenti (pensione di anzianità, ad esempio) ma sono riservati a casi specifici che riguardano chi ha iniziato a lavorare anni fa e dubito che i pochi che leggono questi post possano accedervi.

La pensione di vecchiaia, in breve é quella prestazione previdenziale che l'INPS (questa la scheda ufficiale dal loro sito) vi erogherà  a seguito dei contributi previdenziali da voi versati nei vostri anni da lavoratore. Quali sono i requisiti minimi per accedervi? In breve:

- requisito anagrafico: avere almeno 66-67 anni
- requisito contributivo: avere almeno 20 anni di contributi versati
- requisito contributivo minimo: bisogna avere maturato un importo minimo (se ne parla di seguito)

In rete ho trovato una marea di articoli che dettagliano meglio tutto ciò, saranno allegati in calce a questo post. Quale importo mi posso aspettare? Qui la questione é più spinosa e complessa, i calcoli che portano all'ammontare della pensione sono un po' complessi (si veda qui per una spiegazione) e la
spiegazione di essi é abbastanza lunga e tecnica. In breve si possono riassumere che l'ammontare della pensione annua viene determinato in base a quanti anni di contributi si hanno e al loro ammontare totale. Un primo dato interessante é il seguente:  esiste un ammontare minimo che si riesce a maturare, ed é al momento di circa 675 euro mensili. Poco, no? Ma sempre meglio di niente. Considerate anche questo: almeno avrete uno straccio di mensile garantito e fino alla fine dei vostri giorni, che potrebbe integrare una futura rendita che avete accumulato negli anni. Nel caso siate riusciti a ritirarvi prima con la vostra sudata rendita, che so a 50-60 anni, e contiate di vivere con una cifra X, una volta raggiunto i 66-67 anni, potreste avere una rendita aggiuntiva di circa 600-700 euro almeno che integrerebbe quello con cui già vivete. O detta in altro modo, dopo una certa età invece di dovervi garantire una certa rendita X con i vostri mezzi, avrete bisogno di una rendita X-600/700.
Vi é infine un'altra considerazione da fare. I contributi versati nel corso degli anni sono essenzialmente retribuzione che é stata trattenuta da voi dai vostri datori di lavoro e che sarebbe sostanzialmente persa per sempre nel caso non raggiungiate i requisiti minimi. E considerate che in realtà dalla vostra retribuzione di contributi ne versati assai (non considerate dolo i contributi che vedete nella vostra busta paga, ma anche il fatto che i datori di lavoro ne versano di aggiuntivi per conto vostro all'INPS).

Quindi si, ha senso stante tutte queste considerazione fare in modo di raggiungere i requisiti minimi per ottenere la pensione di vecchiaia, e questi possono essere di aiuto dopo un po' di tempo a integrare una eventuale strategia di pensione anticipata.

Rimane in realtà un punto aperto: come si matura l'importo minimo (inteso l'importo minimo da versare nel corso degli anni)? Non riesco a trovare molto al riguardo, ma mi prometto di indagare ed eventualmente ritornarci in futuri post.

Bibliografia:

- Introduzione alla pensione di vecchiaia INPS: link
- Spiegazione dettagliata dei requisiti minimi di anzianità contributiva  link
- Sulla questione dell'importo minimo: link
- Come dovrebbe essere calcolata la pensione: link