domenica 27 gennaio 2019

Uno sguardo approfondito agli ETF - parte I

Abbiamo introdotto nel post precedente gli ETF e abbiamo visto che sono lo strumento ideale per investire su di un indice, in maniera da replicare la performance media di esso. In questo post mi prometto di descriverli in maniera più approfondita.

Dato che, come dicevano gli antichi romani, repetita iuvant, riproponiamo una prima sintetica definizione di ETF. Gli ETF sono dei fondi di investimento a gestione passiva, dove il gestore si limita semplicemente a comprare i titoli che fanno parte di un indice rappresentativo di un mercato azionario. Gli ETF sono emessi e gestiti da società finanziarie e quotate in borsa. Per partire da un esempio, supponiamo che si voglia investire sul mercato azionario italiano e  decidiamo di provare a farlo puntando sull'indice FTSE MIB, l'indice delle 40 maggiori aziende per capitalizzazione e/o grandezza. Quale strumento ci permette di farlo? Esistono vari ETF che replicano questo indice, per darne un esempio, consideriamo questo quotato sulla borsa di Milano, dal roboante nome di Ishares Ftse Mib Ucits Etf Eur Acc. iShares (vi diventerà molto familiare questo nome) é il nome di una serie di ETF creati e gestiti da BlackRock, un'azienda finanziaria americana leader nel settore. Se andiamo sul loro sito, possiamo trovare informazioni dettagliate sull'ETF in questione (qui).
Una prima sezione sulla quale vale la pena soffermarci é quella denominata Partecipazioni : qui l'emittente semplicemente da una lista della composizione in percentuale del fondo (possiamo trovare informazioni sull'indice FTSE MIB da Yahoo Finanza qui). Alla data di stesura di questo post, si evince che questo ETF é investito maggiormente su ENEL, ENI e Intesa San Paolo (riporto qua lo screenshot preso direttamente dal loro sito):























Dalla scheda del prodotto, si ricavano altre interessanti proprietà, quella che ci interessa maggiormente al momento é quella chiamata Total Expense Ratio, che é dichiarato di essere dello 0,33%. Cosa é in pratica? Rappresenta i costi di gestione annuali che dovrete pagare per detenere la quota di questo ETF. Quali costi di gestione ha un emittente di ETF? Per gestire un simile strumento bisogna avare comunque una infrastruttura ( persone, IT etc.) che controlla l'indice, compra le azioni che lo compongono sui mercati. Inoltre le azioni fisiche che si comprano vengono depositate presso una banca fiduciaria.
Come vengono pagati da un sottoscrittore questi costi? Essenzialmente i gestori si rifanno dei costi di un ETF deducendo una quota giornaliera dal valore della quota. Quando poi un sottoscrittore vende la propria quota, quello che realizzerà sarà diminuito delle commissioni. Supponiamo ad esempio che si é comprato una quota di un ETF dal valore di 100 euro. La si detiene per un anno, durante il quale il sottostante della quota (in sintesi, il valore sul mercato di tutte le azioni che compongono la quota) vale sempre 100 (evento altamente improbabile, ma perdonatemi questa semplificazione). Ci si aspetterebbe di ricevere 100 indietro, ma invece si  ha sul proprio conto 99,67, questo perché il gestore ha direttamente prelevato dal patrimonio dell'ETF le proprie commissioni di gestione. Nella realtà il valore del paniere di titoli varierà ovviamente di giorno in giorno, ed il gestore tratterrà per coprire le proprie spese una quota giornaliera rapportata annualmente al TER , il tutto verrà riflesso nel prezzo dell'ETF. Un normale investitore, non dovrà però pagare commissioni nel mentre che possiede un ETF, ma é come se le pagasse al momento della vendita.
Sullo spinoso argomento dei costi, é importante specificare sin da ora che ce ne saranno altri (commissioni di compravendita, tasse, tracking error) che non sono inclusi nel TER e di cui tratterò nei prossimi post.

Un'altra interessante caratteristica di questo ETF, é che é ad accumulo, nel caso aveste notato che il nome finisce con un interessante segno (Acc). Cosa significa? Un'azione generalmente paga un dividendo, cioè una cedola annuale, che rappresenta una parte dell'utile (nel caso ve ne sia uno...) che la società decide di distribuire agli azionisti. Detenendo un ETF delle azioni, questo significa che un possessore di una quota dovrebbe anche riceverli. Qui dobbiamo quindi introdurre un'altra possibile classificazione delle tipologie di ETF: quelli ad accumulo e quelli a distribuzione. L'ETF di cui parliamo in questo post, tecnicamente é un ETF ad accumulo, che significa che non distribuisce i dividendi delle azioni sulle quali investe, ma che le reinveste. E in cosa le reinveste? Con i dividendi che riceve, compra altre azioni dell'indice stesso. Per un investitore, questo significa che la propria quota conterrà altre azioni e quindi in un certo senso aumenta di valore (ma può anche diminuire, ricordatevi che le azioni su cui investe possono aumentare o diminuire di valore, nel frattempo!). E nel caso uno sia interessato a ricevere i dividendi? Esistono anche ETF a distribuzione, il che significa che il detentore di una quota riceve i dividendi sul proprio conto. Sempre iShares ha ad esempio un ETF che fa questo lavoro sul MIB, speculare a quello di cui vi ho finora parlato, dal nome di iShares FTSE MIB UCITS ETF EUR (Dist) (notate il Dist alla fine), di cui trovate la scheda qui.   Se leggete attentamente la scheda, si noterà che ha una frequenza di distribuzione semestrale, il che significa che un investitore si dovrebbe aspettare ogni sei mesi delle cedole sul proprio conto. Se andate alla sezione Proventi della pagina in questione (sulla colonna sinistra) e cliccate Distribuzione, potete vedere lo storico delle cedole corrisposte a i sottoscrittore di questo ETF.
É meglio un ETF a distribuzione o ad accumulazione? Se volete avere un flusso di rendimenti annuo meglio sicuramente un ETF del primo tipo, però io personalmente preferisco gli ETF ad accumulazione. Il motivo? Le cedole che riceverete non saranno, in percentuale sulla cifra investita questo granché, e comunque saranno tassate. Nel caso degli ETF ad accumulo, le cedole saranno reinvestite in altre quote che aumenteranno il patrimonio investito nell'ETF e quindi, in caso di gain si avranno guadagni maggiori che si avranno in caso di liquidazione dell'investimento.

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