domenica 18 novembre 2018

Azioni, maledette azioni - parte I (introduzione)

É il momento di iniziare a parlare del mercato azionario, lo strumento principe dell'investitore/speculatore moderno. Su di esso molto si é scritto e studiato, in rete e in libreria troverete una sterminata bibliografia al riguardo. In questa serie di articoli introdurrò i concetti principali, ma molto lascerò alla vostra iniziativa e approfondimento personale.
Nel tempo mi sono accorto che nell'immaginario collettivo, quello dell'uomo della strada, é considerato essenzialmente un gioco d'azzardo manipolato, ma é davvero così? E soprattutto, come possono esserci utili ai nostri scopi? In precedenti post vi avevo già accennato che ai nostri fini "previdenziali", investire nell'azionario é vitale. 

Cosa é in realtà un'azione? É un quota della proprietà di una società, una singola azione rappresenta una frazione della proprietà dell'azienda in proporzione al numero totale delle azioni. Il possesso di un'azione da diritto a decidere delle sorti dell'azienda stessa, in proporzione alla percentuale di essa che si detiene (se uno ne possiede il 51%, la controlla, ma ne può servire anche di meno a seconda dei casi), e da diritto a essere agli utili della società in proporzione.
Le azioni vengono inizialmente emesse per raccogliere capitali tramite offerta pubblica iniziale, dopodiché sono liberamente trattate sui mercati azionari (in Italia nella Borsa di Milano,  a New York ci sono il NYSE e il Nasdaq etc. etc.) in cui gli investitori normalmente possono venderle/acquistarle al prezzo che vogliono. E qui casca l'asino, direte voi. Cosa ne determina il prezzo? Perché, per dirla papale papale, mi converrebbe pensare di investirci?

Come vi ho detto prima, un azione da diritto in proporzione a una parte degli utili della società. Vi ho introdotto in alcuni post precedenti alle obbligazioni, e se ricordate bene vi ho parlato del fatto che distribuiscono una cedola in proporzione al capitale investito. Solo che in genere questa cedola é costante, e un'obbligazione ha una durata prefissata.. E se considerassimo l'utile di un'azione come una cedola? Potremmo considerare allora un prezzo equo per un'azione come quello che mi da come rendimento almeno quello di un'obbligazione decennale, anzi un po' di più, considerando che un'azione in genere ha un rischio maggiore. Ma, e qui direi sta tutto il succo della questione, gli utili societari possono variare nel tempo. Casi estremi possono essere in positivo le aziende high-tech americane (le varie Google, Amazon, Microsoft, etc.): appena fondate erano relativamente piccole e non facevano utili. Ma con il passare del tempo hanno creato nuovi mercati e sono state protagoniste di una spettacolare espansione, e gli utili di conseguenza sono esplosi, il prezzo di conseguenza ne ha risentito alla grande (controllare la quotazione decennale di una di questi titoli...).  Questo ragionamento terra terra che vi ho appena fatto é un mio modo di vedere una delle due principali scuole di pensiero degli investitori di borsa, la cosiddetta analisi fondamentale. La domanda che si pone siffatta disciplina, essenzialmente é: esistono aziende che per qualche motivo sono a buon prezzo o che hanno il potenziale di avere una spettacolare crescita? Se si, meglio comprarle, che le loro quotazioni andranno bene prima o poi, e io potrei farci un bel gain. L'analisi fondamentale analizza quindi tutta una serie di indicatori (fatturato, utili, debiti, EBITDA e chi più ne ha più ne metta) per individuare le fiche vincenti nel mercato azionario.

Ho pensato di introdurvi questo ragionamento, per convincervi che il mercato azionario non é tutta una montatura e un gioco di azzardo, ma che in ultima istanza i movimenti dei prezzi possono avere, alla lunga, una loro logica o razionale. Nei prossimi post torneremo a parlarne.

Bibliografia/approfondimenti sulle azioni:

Pagina di wikipedia Italia sulle azioni
Pagine di wikipedia EN sulle azioni
Pagina di Investopedia sull'analisi fondamentale (EN)

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