domenica 7 ottobre 2018

É tutto un castello di carte?

Vi ho iniziato a parlare di obbligazioni e differenziali di rendimento, che é nuovamente scoppiata, nel caso non ve ne foste accorti, una nuova crisi dello spread.

La strategia di early retirement che vi propongo é fortemente basata sull'investimento di strumenti finanziari. Il lettore più attento ed anche paranoico si chiederà, cosa succederà ai sui amati risparmi in casi estremi che vengono paventati in questi giorni come l'uscita dell'Italia dall'Euro o il fallimento dello Stato. In queste situazioni il pagamento e il rimborso sarebbero a rischio, e si finirebbe per perdere quesi tutto.
Cosa dire quindi di fronte a tali timori? Vedete, la mia filosofia é semplicemente questa: o la va o la spacca. Nel senso che, in caso di questi eventi traumatici, non vi crediate che ci siano porti sicuri, crolla alla fine un po' tutto. Per quanto sia odiata da tutti, la finanza é anche un po' alla base del funzionamento del mondo contemporaneo. Tutti pensano che sia una immensa fregatura, o una gigantesca macchinazione per impoverire i popoli ma non é
proprio così. Senza la finanza non sarebbero possibili molte operazioni che hanno contribuito a rendere il mondo moderno come é attualmente. Molte grandi operazioni come le costruzioni di grosse infrastrutture o il finanziamento di ricerche scientifiche o sviluppo di tecnologie importanti. Gli stessi Stati, non riuscirebbero a mandare avanti cose come il Welfare State e i servizi pubblici in generale.
Ecco che sono del parere che il verificarsi di uno degli eventi da worst case scenario di cui si parla in questi giorni, farebbe sprofondare tutto nel Medioevo o giú di li, e la perdita del proprio capitale sarebbe l'ultimo dei problemi a cui pensare.

Ma esistono modi per premunirsi da tali eventi? Il piú ovvio é quello di abbandonare il Belpaese, di espatriare. Dove non saprei, ma consiglierei fuori dall'Europa ed un Paese stabile e non pericoloso.
Esisterebbe anche l'opzione di aprire un conto corrente in Svizzera, possibilmente in valuta locale o dollari. Resta da vedere se e come sarà possibile prelevare/utilizzarlo dall'Italia.
Nel caso vogliate rimanere in Italia, la cosa piú saggia da fare sarebbe avere una casa in un posto isolato e con della terra coltivabile, possibilmente muniti di qualche strumento di autodifesa.  

martedì 25 settembre 2018

Appunti sparsi e disordinati sulle obbligazioni - parte II

Nel precedente post abbiamo introdotto le obbligazioni e i concetti durata e rischio emittente. Un terzo elemento importante che ne determina il rendimento peró é la politica dei tassi della Banca Centrale, il cosiddetto tasso ufficiale di sconto.
Trattare questo concetto in maniera esaustiva sarebbe abbastanza lungo, dovrei essenzialmente parlarvi di cosa é la moneta e come viene emessa. Per adesso possiamo dire che é il tasso di interesse al quale la Banca Centrale (l'ente che emette moneta) concede prestiti alle banche e al sistema finanziario che tra le altre cose lo utilizzano per comprare titoli di stato da mettere nelle loro riserve, determinandone quindi il loro prezzo/rendimento.
Al momento il tasso di interesse della Banca Centrale Europea é allo 0%.  Parlare anche di cosa muove la politica della BCE sarebbe abbastanza lungo, per il momento possiamo dire che come missione é quella di tenere l'inflazione nell'area Euro sotto al 2%.
Quello che ci interessa sapere nella nostra trattazione, é che questo tasso determina il rendimento a un anno dei titoli di stato e quindi anche tutto il resto. Se ad esempio questo tasso fosse al 3%, i titoli ad un anno dovrebbero rendere altrettanto.

Per continuare nel nostro discorso spiegheró ora come viene comunemente espresso il prezzo di un'obbligazione sul mercato. Per prima cosa sappiate che potete comprare un'obbligazione in lotti minimi ed indivisibili, che nel caso dei titoli di stato e della maggior parte dei titoli é di 1000 euro. Esistono peró emissioni obbligazionarie che hanno lotti piú grandi 10000 o 100000 euro. Un'obbligazione viene generalmente emessa e sottoscritta da degli investitori che poi la trattano (vendono/acquistano) su dei mercati. Nel post precedente vi avevo giá parlato ad esempio del MOT.
I prezzi sono espressi considerando il rimborso alla scadenza del lotto minimo, considerato pari a 100, e il prezzo corrente é rapportato sempre a 100 (notate peró che il lotto minimo puó essere di 1000 o 10000 euro). Prendiamo ad esempio un BTP che scade nel 2028, tipo questo. Un BTP é un titolo di stato emesso dall'Italia a tasso fisso. Possiamo vedere che:
- esso ha lotto minimo di 1000 euro
- é quota a 94 circa, ergo se volete comprarne una quantitá minima dovrete sborsare 940 Euro
- nel 2028 avrete un rimborso di 1000 Euro, quindi otterreste un guadagno di circa 60 Euro
- nel frattempo vi corrisponderá annualmente il 2% del valore nominale, quindi 20 Euro
In questo caso si dice che il prezzo é sotto la pari, ma puó anche essere sopra la pari, si veda qua.

Per sintetizzare come i tassi di interesse influiscono sui prezzi, mettiamo caso che la BCE alzi il tasso al 2%. La nostra obbligazione rende giá il 2%, ma a 10 anni, considerato che a 1 anno avremmo giá questo rendimento, un decennale dovrebbe rendere di piú. Ma come é possibile ció? Se il prezzo del nostro decennale si abbassasse, potremmo avere un rendimento maggiore, otterremo sempre le stesse cedole ma a rimborso avremmo sempre 100 ma avendolo comprato a un prezzo piú basso dell'attuale, tipo 90 invece di 94, avremmo una maggiore plusvalenza. Come si puó capire, quindi, al crescere dei tassi si assisterá a una diminuizione del prezzo delle obbligazioni, e viceversa.

Ilusteró adesso un caso che illustra come i vari fattori (tasso BCE, durata, rischio emittente) influenzano il prezzo e il rendimento di una obbligazione. Il caso riguarda la Republica d'Irlanda ed un bond emesso nel 2007, con scadenza nel 2018 e un tasso annuo del 4,5%. Il titolo non é trattato sul MOT ma su altri mercati (tipo la Borsa di Berlino o EuroTLX). Qui sotto trovate l'andamento del prezzo nel tempo (grafico preso dalla Borsa di Berlino)



Notato che fluttuazione del prezzo nel tempo? Cosa é successo nel periodo 2009-2011 per fare crollare cosí il prezzo? Durante quegli anni era scoppiata la crisi dei debiti sovrani e l'Irlanda ne fu colpiata in pieno. Si pensava che il Paese avrebbe dichiarato bancarotta, di conseguenza gli investitori vendevano i titoli di stato irlandesi per sbarazzarsene al piú presto, facendone crollare il prezzo.
Dopodiché nel 2011 venne un piano di salvataggio della UE che salvó il Paese, l'economia torno a crescere e la crisi fu risolta, l'Irlanda era tornato a diventare affidabile agli occhi degli investitori che tornarono a comprarne le obbligazioni. Notare che nel frattempo, il tasso BCE fu abbassato notevolmente per contrastare questa crisi se nel 2008 era al 4%, nel 2011 era al 1% (3 anni dopo fu ritoccato a 0). Ergo, il prezzo di questa emissione andó alle stelle, toccando quota 115. Il prezzo poi naturalmente tende al valore nominale di 100 con l'avvicinarsi della scadenza.
Il caso esposto é un po' particolare ed un po' estremo, viste le circostanze. Nella realtá le fluttuazioni dei prezzi di un'obbligazione sono piú contenute.



giovedì 20 settembre 2018

Appunti sparsi e disordinati sulle obbligazioni - parte I

Inizio con questo post un excursus sulle principali tipologie di investimento finanziario. Gli argomenti che esporró sono giá ampiamente trattati in rete e dovrebbero essere di conoscenza per tutti, ma stranamente noto ancora molta ignoranza su di essi.

La pagina di Wikipedia Italia sulle obbligazioni é fatta abbastanza bene, e vi invito a leggerla tutta per avere una prima idea. Copiando da essa, possiamo dare come definizione che un obbligazione (bond in inglese) é un titolo di debito emesso da societá o enti pubblici che attribuisce al suo possessore, alla scadenza, il diritto al rimborso del capitale prestato all'emittente, piú un interesse su tale somma. Tale interesse é corrisposto nel tempo sotto forma di cedole, che hanno tipicamente cadenza annuale e sono una percentuale del capitale prestato. Come prima sommaria classificazione, possiamo dividere le obbligazioni tra quelle che corrispondono un tasso fisso e stabilito all"emissione come cedola  e un tasso variabile nel tempo in base a differenti parametri finanziari. Esistono altri tipi di obbligazioni piú complesse (se avete letto la pagina Wikipedia che vi ho consigliato sono elencati), ma per il momento ci fermeremo a questa categorizzaione.
Il mercato obbligazionario come grandezza (cioé valore totale di tutti i titoli) é il piú grande a livello mondiale, secondo varie stime é all'inicirca il doppio di quello azionario (si veda qui o qui ad esempio) e influenza importanti variabili del sistema economico come i tassi di interesse.
Le obbligazioni sono liberamente scambiate o quotate su vari mercati. In Italia ad esempio la Borsa di Milano ha il MOT dove é possibile acquistare e vendere liberamente varie tipologie di questo tipo di strumenti.

I piú grandi emettitori di questi titoli sono gli stati le cui emissioni, considerata la loro grandezza e importanza, fanno in un certo senso da riferimento (benchmark) per tutte le altre tipologie di investimento. Essenzialmente, quando si prestano dei soldi a qualcuno, si spererebbe di riaverli indietro. Nella vita reale, vi fiderete piú a dare i vostri soldi a una persona che considerate fidata piuttosto che al primo che incontrate per la strada. Oppure a qualcuno che non conoscete ma di cui avete buone referenze. Essenzialmente, volete valutare la qualitá e solvibilitá dell'emittente. Ci sono stati e ci sono casi (Argentina o Grecia, per citare casi famosi) di Nazioni che sono andate in crisi e non hanno ripagato (tecnicamente si chiama default, parola abbastanza di attualitá da qualche tempo a questa parte anche per l'Italia), ma essenzialmente hanno trascinato nel baratro il resto dell'economia del loro Paese, e quindi ne hanno risentito altri enti emettitori  tipo le banche e le aziende dei rispettivi paesi, nonché l'intera economia locale, che hanno finito per non potere ripagare a loro volta.
Altro parametro importante é la durata di un'obbligazione. Se ad esempio compro un obbligazione che scade tra un anno da un emittente anche non sicuro al 100%, posso essere piú certo peró, data la vicinanza nel tempo del rimborso, che esso mi ripagherá. Ma se la scadenza é piú in la nel tempo, tipo tra 30 anni, questa sicurezza si sgretolerá un poco e potrei considerare piú rischioso questo investimento. Ecco allora che potrei peró barattare questa sicurezza con un maggior rendimento che possa ripagarmi del rischio. Tutte queste considerazioni sono ció che muovono gli investitori nelle loro decisioni.

Per illustrare con dati reali questi due importanti concetti (rischio emittente e durata nel tempo) proveró a spiegarvi un dato di cui avrete sicuramente sentito parlare: lo spread Italia - Germania. In pratica é la differenza tra quanto rende un titolo di stato tedesco e uno italiano. La Repubblica Federale Tedesca infatti,  a torto o a ragione (per me molto a ragione, ma non ne spieghero i motivi qui ne voglio avventurarmi in flame) é considerata al momento molto piú affidabile e finanziariamente stabile (cioé in grado di ripagare i propri debitori)  rispetto alla nostra cara Repubblica Italiana. Proviamo a vedere i rendimenti ad oggi (20 settembre 2018) dei titoli pubblici di questi due emittenti a 10 anni. Un bond tedesco a 10 anni (presi i dati da qui, ovviamente nel tempo cambieranno...) rende ad oggi 0.468% di rendimento annuo mentre un titolo italiano a 10 anni 2,9% (in questa pagina i dati), visto che differenza? Il mitico spread sul decennale tra Italia e Germania di cui tutti parlano consiste essenzialmente in questo. Se andiamo a vedere i rendimenti a un anno dei titoli di stato dei rispettivi paesi, sempre ad oggi saranno dello 0,4% per l'Italia e addirittura -0,5% (si rendimento negativo, avete capito bene, essenzialmente il titolo é considerato talmente sicuro che é un po' l'equivalente di mettere i soldi sotto il materasso) per la Germania (preso questi dati da qui e qui). Questo ultimo esempio ci mostra che i rendimenti a breve termine sono piú bassi di quelli alla lunga.

Tutte queste elucubrazioni, per dire che il rendimento offerto dalle obbligazioni statali é un po' considerato il rendimento a rischio zero (risk-free) e che se un investimento vi promette o offre di piú rispetto a esso, significa anche che il rischio é piú alto. O per vederla in un altro modo, se volete investire in un qualcosa che considerate piú rischioso, vi aspettate un rendimento piú alto. Considerate questo risultato come un po' la legge zero della finanza.

mercoledì 12 settembre 2018

Come pianificare la propria pensione anticipata

In uno dei primi post abbiamo pianificato una prima strategia per il nostro early retirement. Riassumo qui, dobbiamo capire quale é il nostro stile di vita e accumulare un capitale necessario per sostenerlo. Per determinare il capitale utilizzeremo la regola del 4%.
In questo post vi proporró un semplice esercizio per iniziare a farvi riflettere su come pianificare il tutto, tutto quello che vi servirá sará semplicemente Excel (anche un foglio Google online andrá piú che bene).

La mia prima ipotesi é che partiate non avendo alcun capitale iniziale, ma un semplice lavoro che vi permette, si spera, di mettere da parte qualcosa ogni anno. Lo so che nell'attuale situazione lavorativa economica italiana é difficile (io infatti ho risolto andando a lavorare all'estero), ma purtroppo da qui non se ne scappa: per poter sperare in una vita di rendita dovete avere o dei soldi da parte, o accumularli.
Allora prendete un foglio di calcolo, create una colonna per gli anni, un'altra con il capitale totale. Supponiamo che riusciamo a risparmiare all'incirca tot euro l'anno. Questo capitale lo investiamo costantemente e ad ogni anno ci aggiungiamo quanto riusciamo a risparmiare (sempre la stessa cifra). A che tasso renderá il capitale? Questo punto é cruciale, e sará vivisezionato in futuri post. Per adesso vi posso dire che vari studi storici hanno appurato che il tasso medio di rendimento del mercato azionario é di circa del 10%. La soluzione piú semplice é quella di investire sull'indice del mercato, e piú specificamente con gli ETF. A titolo di esempio, supponiamo che ci accontentiamo di vivere di 1000 euro al mese, giochicchiando con un semplice foglio di calcolo, viene fuori che basterebbe riuscire a risparmiare all'incirca 6000 euro l'anno, stante il fatto che riusciamo a farli fruttare il 10%. Sorprendente, no? O forse é solo la magia dell'interesse composto...

Impostare un foglio di calcolo cosí  é relativamente semplice, in ogni cella per calcolare il capitale accumulato ogni anno basta inserire una formula che somma il valore della cella sopra, moltiplicato per il tasso di rendimento annuo sommato ovviamente alla somma che si riesce a risparmiare annualmente.
Per aiutarvi, imposta anche una colonna risparmio annuo e rendimento annuo, referenziatela nella colonna di calcolo del capitale come una costante in Excel. Se puó esservi di aiuto, nel foglio che vedete in questo post, la colonna B2 é semplicemente uguale a C2 (quindi =$C$2), dopodiché per impostare le restanti colonne vi basta inserire una formula tipo =B2*$D$2+B2 nella colonna C3, facendo copia e incolla nelle restanti celle della colonna avrete il resto. Se impostate il foglio in questa maniera, potete giocare anche con i valori, variando i valori di risparmio annuo e rendimento annuo potete avere una idea di quanto tempo ci vuole ad accumulare quello che serve.

Cosa ci dice questo esempio? L'esempio ci fa capire l'importanza di avere un piano di risparmio costante nel tempo e del sapere investire adeguatamente. Prima si parte, meglio é, é inutile illudervi. L'esempio del capitale da raggiungere, 300000 euro circa, é secondo me il limite minimo da raggiungere per sperare di poter vivere di rendita, ma sarete al limite dell'indigenza. Un'idea per rendersene conto, é una pagina dal sito dell'ISTAT che calcola la soglia di povertá assoluta in Italia (disponibile qui). Come detto, giocando con questi valori si puó avere un'idea di quanto puó servire. Sinceramente consiglierei piú di provare a risparmiare sui 10000 euro l'anno. L'esempio proposto qui dei 6000 é piú un limite minimo teorico. Ottenere un 10% di rendimento annuo puó anche essere considerato ottimistico, quindi sará necessario sbilanciarsi molto sull'azionario.






martedì 28 agosto 2018

Recensioni: Mr. Money Mustache

Mr. Money Mustache é un blog che nel tempo é diventato una community e una sorta di punto di riferimento per i cosiddetti early retirers, cioé coloro che hanno il sogno di ritirarsi dal lavoro prima. Ha iniziato a scrivere il suo blog nel 2011 (un bel po' di tempo fa per gli standard di internet), spiegando ai piú come raggiungere l'indipendenza finanziaria ed é un po' considerato un'autoritá nel settore.

Mr. Money Mustache al secolo si chiama Peter Adeney (la foto in questo post é la sua) ed é un ingegnoso canadese che é riuscito a smettere di lavorare e campare di rendita all'etá di 30 anni (al momento della scrittura di questo post dovrebbe avere all'incirca 43-44 anni), con la moglie e avendo anche un figlio. Come ha fatto? Come ha spiegato in vari post (qui una sorta di introduzione direttamente dal suo sito) e interviste, lui e sua moglie hanno lavorato come programmatori/ingegneri negli USA ma, avendo capito le virtú del risparmio, hanno messo da parte e investito i loro guadagni. Attualmente vivono in Colorado.

Da un punto di vista prettamente finanziario, é un fermo sostenitore della regola del 4%, nei fatti si é ritirato avendo a disposizione all'incirca 600000 dollari e una casa di proprietá. Da allora sostiene di vivere e mantenere la famiglia con all'incirca 25000 dollari l'anno, conducendo una vita moto parsimoniosa ma secondo lui soddisfacente. Questo é un aspetto molto importante del suo blog, nei fatti molti post sono una critica al consumismo imperante e un'esaltazione della vita frugale. L'autore
del blog sostiene che molte spese non sono necessarie e da molti consigli su come risparmiare, un po' in tutti i settori. Il blog quindi alla fine e soprattutto parla di downshifting.
Sono un lettore di questo blog, ed in un certo senso mi é stato di ispirazione, fornendomi vari spunti e un abbozzo di strategia. Consiglio di leggerlo, si puó partire da questo post, che riassume i punti salienti e da link agli articoli piú importanti. Ma applicato al caso italiano bisogna fare molte precisazioni. Mr. Money Mustache infatti opera negli USA, dove vigere un sistema finanziario ed usanze totalmente diverse dal nostre. Concetti come i conti 401K (da quel che ho capito, dei conti pensione che ogni lavoratore puó crearsi con forti agevolazioni fiscali) e simili, citati spesso, in Europa e in Italia in generale non hanno senso e non sono applicabili.
La strategia di investimento, essenzialmente investire tutti i propri risparmi in ETF a basso costo, non sono possibili, visto che molti degli strumenti finanziari da lui utilizzati (i fondi Vanguard, essenzialmente) non mi risultano disponibili ad un investitore italiano, ma ne parleremo in futuro.
In generale é un'interessante fonte di informazioni e spunti sulla vita reale negli USA, su quali sono le manie e fissazioni degli americani e di come vengono affrontate quotidianamente, ma questo esula un po' dagli argomenti trattati in questa sede.
Nel tempo il blog é stato anche affiancato da un forum, anche esso in inglese, che é diventata una vera e propria community, concentrata maggiormente negli USA. Vari argomenti sono trattati e dibattuti, ma come giá discusso, pertinenti e validi per gli USA.



sabato 18 agosto 2018

La regola del 4% - Critiche

Continuiamo la nostra trattazione della regola del 4% vedendo quali sono le principali critiche mosse verso di essa.

Come giá spiegato, la regola prevede che il capitale sia investito al 50% in azioni, ma un portafoglio cosí composto viene comunemente considerato ad alto rischio. Per diminuirlo, sarebbe necessario un bilanciamento su investimenti piú sicuri, tipo l'obbligazionario, ma questo comporterebbe un abbassamento dei rendimenti e quindi una minore durata del capitale. Si consideri anche che la regola era stata ideata a metá anni 90, quando i tassi e i rendimenti obbligazionari erano piú alti di adesso. Ci si avvicina a un rialzo dei tassi, che dovrebbe essere in due tre anni,  ma con i rendimenti attuali sará molto difficile sostenere la pensione che si é prefissati, o comunque sará necessario piú capitale.

Si pone anche il problema di capire quando si puó essere certi di potere iniziare a vivere di rendita. L'aspettativa di vita in Italia é all'incirca di 83 anni (secondo le ultime stime che ho trovato in rete). Quindi, per essere sicuri di non trovarci senza capitale alla fine, dovremmo pensare di ritirarci a 53 anni circa. Il Trinity Studio, giunge alla conclusione che il capitale dopo 30 anni sopravvive, quindi potremmo pensare che potrebbe bastarci per un periodo piú lungo di tempo e quindi diminuire di altri 5 anni e forse piú la nostra etá di prepensione, ma di piú inizia a essere troppo rischioso. Idealmente mi sentirei di dire che la regola del 4% permette di ritirarsi a un'etá minima di 45-50 anni, prima si rischia seriamente di ritrovarsi alla fine con un pugno di mosche in mano. Non consiglierei, soprattutto per capitali non particolarmente importanti, di pensionarsi piu presto.

La regola é stata criticata nel tempo (si veda questo studio, ad esempio) anche per i cosiddetti overspending surplus, cioé a dire che in realtá capitali investiti come consigliato nei vari studi genererebbero piú di quello che é necessario e quindi paradossalmente alla fine si finirebbe per non godere del tutto della rendita derivante dal proprio capitale. Questo in un certo senso puó essere considerato in veritá una prova della validitá della regola. Molti contestano il fatto che per questo motivo una persona non potrá godere di tutto il capitale che ha faticosamente accumulato, ma d"altro canto é importante tenere conto di imprevisti o spese non preventivate che potrebbero portare a dover attingere al capitale risparmiato, e cosí abbassarlo. Inoltre, collegandoci al punto precedente, si potrebbe provare a usare questo argomento per obiettare che ci si potrebbe permettere di ritirarsi prima dei 45-50 anni che avevamo preventivato come etá possibile, ma qui come giá detto,  si inizierebbe seriamente a scherzare con il fuoco...




  

mercoledì 8 agosto 2018

La regola del 4%: ulteriori approfondimenti.

In un post precedente abbiamo introdotto la regola del 4%, che é un po' la base di partenza per determinare quanto serve realmente per vivere di rendita.
É importante capire come gli autori sono arrivati alla loro conclusione. Gli autori essenzialmente hanno raccolto e studiato i rendimenti storici di vari portafogli di investimento tra il 1926 e il 1995 negli USA e da li sono riusciti a trovare il famoso 4% che permette ad un capitale di sopravvivere per almeno 30 anni senza esaurirsi. La seguente tabella elenca le percentuali di successo dei portafogli testati a seconda della loro composizione, nello studio originale (qui il link) equivale alla tabella 3. Da notare (ne parleremo sotto) che i capitali prelevati annualmente sono rivalutati con l'inflazione.

Trinity Studio portfolio success rate (inflation adjusted)


Il risultato finale del 4% si riferisce quindi al caso di un capitale investito almeno al 50% in azioni e il restante in obbligazioni.
Ma cosa significa che il capitale della rendita é investito? Beh, se torniamo al nostro esempio di un signore che si accontenta di vivere con 1000 euro al mese e ha messo da parte 300000 euro, il primo anno egli preleverá solo 12000 euro, che gli serviranno nel primo anno in cui si autopensiona. E i soldi rimanenti del capitale (288000 euro, per la cronaca)? Affinché la strategia funzioni é essenziale che continuino ad essere investiti in maniera da generare altri soldi (se ci avete fatto casa, ritirando il 4% ogni anno da un capitale non investito, esso si esaurirebbe in 25 anni invece dei 30 citati dallo studio...).

Altra questione importante é quella dell'inflazione. Nello studio se ne tiene conto, e la rendita annuale viene aggiornata con un tasso del 2% annuo (il tasso di inflazione target della Federal Reserve USA).
Possiamo quindi alla base di questi fatti essere sicuri che lo studio puó essere applicato al caso italiano? Mi sento di dire di si, considerando il fatto che siamo ancora nell'Unione Europea e nell'Euro. Qui bisognerebbe fare considerazioni piú di carattere politico, ma per come é strutturata l"Unione Europea e le politiche della Banca Centrale Europea, il tasso di inflazione dovrebbe tenersi sul 2% a lungo e consistentemente.

Nei portafogli studiati il tasso medio di rendita reale é risultato essere pari al 7% annuo. Quindi un'altra possibile obiezione é quella che i rendimenti passati non sono garanzia di rendimenti futuri. La serie di dati analizzati é abbastanza lunga e consistente (va dal 1926 al 1995 ed ha superato pure eventi traumatici come la Seconda Guerra Mondiale...) da poterla considerare affidabile.
I rendimenti ipotizzati sembrano anche replicati dai mercati europei.

In definitiva quindi mi sento di dire che la regola del 4% puó essere valida anche per il caso dell'Italia e dell'Europa in generale.