domenica 20 gennaio 2019

La rivoluzione dell'index investing

Abbiamo parlato nell'ultimo post del risparmi gestito e dei fondi di investimento e ci eravamo fermati al seguente dilemma: come fare a capire quali sono i gestori e/o fondi giusti, che possono garantirci un buon rendimento, tale magari da giustificare le commissioni che dovremmo pagargli? Intorno a questo quesito l'industria e la stampa finanziaria si é scervellata per molto tempo, fino a quando una nuova classe di fondi di investimento, detta fondi passivi o tracker e una nuova filosofia di investimento, index investing, ha iniziato a diffondersi a partire da all'incirca dalla seconda parte degli anni '90.

Per spiegarla dobbiamo iniziare dal concetto di indice azionario. In ogni borsa sono quotate una miriade di aziende, come fare a dare un'idea del valore complessivo o dell'andamento di un determinato mercato azionario? Ci si riferisce genericamente a un indice, tipicamente in insieme delle azioni più rappresentative del mercato stesso. Il valore di un indice é la media dei prezzi di un insieme di azioni, questa media é tipicamente di due tipi: o una media pesata in base alla capitalizzazione (la capitalizzazione totale di un'azienda é il valore totale di essa sul mercato, quindi in questo caso significa che le aziende con capitalizzazione più alta hanno un peso maggiore nell'indice) o anche una semplice media pesata dei prezzi delle azioni.
Ad esempio per la borsa di Milano ci si riferisce all'indice MIB (precisamente FTSE MIB), che é l'insieme delle 40 aziende italiane con maggiore capitalizzazione ( da Yahoo Finanza possiamo vederne la lista). Sempre sulla borsa milanese esistono vari indici per tracciare le altre tipologie di aziende quotate, ad esempio il FTSE Mid Italia é essenzialmente l'indice delle aziende di medie dimensioni, e il FTSE Italia Small Cap quello delle piccole aziende.
Nel ricco mercato statunitense esistono anche vari indici, il più celebre é il Dow Jones, un indice delle 30 compagnie più importanti, ma parimenti importante é lo S&P 500 e per i titoli tecnologici il NASDAQ (il NASDAQ in realtà é il mercato azionario dedicato ai titoli tecnologici). Gli indici venivano utilizzati anche come benchmark o punto di riferimento per valutare la bontà di un fondo di investimento: se il suo rendimento é superiore in un dato periodo alla performance di un indice  di riferimento, possiamo dire che il gestore ha fatto bene il suo lavoro. In caso contrario (come spesso accadeva), avremmo anche potuto affermare che si sarebbe potuto anche costruirsi un portafoglio titoli semplicemente scegliendo a caso delle azioni.

A partire dagli anni '90 furono creati degli strumenti di investimento che replicavano fedelmente l'andamento di un indice: gli Exchange Traded Fund detti anche ETF (o anche trackers). Cosa sono veramente? Possiamo considerarli, per adesso semplicemente come dei fondi di investimento che invece di avere un gruppo di analisti/strateghi che scelgono delle azioni su di un determinato mercato si limitano a replicare l'andamento di un indice comprando le azioni che lo compongono. Riferendoci al caso dell'indice MIB, un ETF su di esso idealmente compra le azioni di tutte e 30 le aziende che lo compongono, ognuna in proporzione al peso che ha nel paniere. Quindi comprando una quota di un ETF, si riuscirà ad avere quote di azioni che compongono l'indice, replicandone quindi abbastanza fedelmente l'andamento.
Quali implicazioni ha questo per un investitore normale? Ricordiamoci che siamo sempre nell'ottica di un confronto con un normale fondo di investimento, rispetto ad essi un ETF ha spese più basse. Un'azienda che gestisce un ETF risparmia notevolmente sui costi di gestione, non deve pagare uno stuolo di analisti o gestori visto che si limita a comprare/vendere azioni da una lista già predefinita.
Per prima cosa un ETF non ha costi di entrata o di uscita, ma costi di gestione che in Italia possono variare tra il 0,2% e il 1% (per un fondo attivo sono in media del 2%). Questi costi sono dedotti dalla quota del fondo, e non sono pagati dal sottoscrittore (semplicemente, il valore del fondo nel corso del tempo diminuisce e quindi saranno pagato al momento della liquidazione della propria quota). In questa maniera ci si riesce a garantire un rendimento pari almeno a quello del mercato di riferimento e allo stesso tempo si garantisce una diversificazione ragguardevole.
Gli ETF sono quotati sui mercato come un azione qualsiasi, e questo significa che possono essere acquistati/venduti in ogni momento, a differenza di un fondo di investimento che é invece in genere liquidabile solo direttamente presso la  banca e/o intermediario che lo ha piazzato.
É da precisare che gli ETF sono utilizzati anche per altre classi di investimento: esistono ETF che investono in obbligazioni o materie prime, ma in questo post e nei restanti ci riferiremo maggiormente agli ETF azionari.


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